Venezia – Elegantissimo (vestito Versace) e stanchissimo, così troviamo Nicolas Cage al Lido, ancora in preda a jet lag. Mancano solo poche ore al suo red carpet per il film “Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans” e noi lo incontriamo per parlare della sua carriera, del suo metodo e del rapporto di amore e odio che ha con il set cinematografico.
Come mai ha deciso di interpretare una nuova versione de Il cattivo tenente?
Perché ho visto il progetto come una vera sfida. A questo punto della mia carriera ho bisogno di ingaggi stimolanti: volevo rischiare. Ho ammirato “Il cattivo tenente” e Harvey Keitel (protagonista del film originale, N.D.R.) è un amico con cui ho già girato alcune pellicole. Il suo era un grande film con un’impronta fortemente giudaico cristiana. Noi abbiamo eliminato quell’elemento.
Ed effettivamente mentre il personaggio di Keitel è un vero duro dal cuore di pietra pronto a fare cose terribili, il suo Terry McDonagh è invece di buon cuore, non crede?
Se mi chiedeste se il tenente McDonagh è buono o cattivo, non sarei in grado di rispondervi. Mi sono buttato in questa performance, fidandomi di Werner Herzog. Si tratta di un film esistenziale sugli errori della vita: non potete sapere se a causa di terribili dolori cronici, agireste anche voi come Terry. Dopotutto, chi può giudicare una persona che soffre?
Ci parli del suo rapporto con Eva Mendes: dopo “Ghost Rider”, questa è la seconda volta che interpretate due innamorati…
Eva è come una sorella. Mi preoccupo per lei e l’ho vista crescere professionalmente e personalmente in maniera impressionante. Sono molto felice di potere constatare questo.
Nella sua totale immersione in questo ruolo sofferente, ci sono state sequenze particolari in cui è riuscito a divertirsi?
Mi sono divertito di più in tutte le scene che ho girato insieme a Xzibit, e con tutti gli altri attori della sua gang. Non riuscivamo a smettere di scherzare.
Il produttore Edward Pressman ha detto che girare il film a New Orleans è stata una sua idea…
Penso che New Orleans sia il personaggio più interessante della storia. E’ fondamentale nel film. Io vivo a Los Angeles ma sono rinato a New Orleans, mi ha aperto la mente. In quella città c’è una cultura arcaica che si respira in ogni angolo. E lì che è nato il jazz e per me il cinema è musica. Werner inoltre mi ha permesso di scrivere la mia partitura allontanandomi quando mi serviva da quella che compariva dalla sceneggiatura.
Quanto c’è di suo nel personaggio? Quanto ha improvvisato?
Tanto, adoro creare personalmente il personaggio. Per esempio il fatto che Terry non si separa mai dalla pistola. All’inizio Werner non era d’accordo con i miei suggerimenti, ma nel momento in cui provavo la scena, improvvisando alcune cose, allora si convinceva!
Può raccontarci qualche particolare in più?
Ad esempio la sequenza in cui faccio sesso con quella ragazza per strada e costringo il suo uomo a guardare la scena. Lui prova a scappare e io sparo per aria per spaventarlo. Werner diceva: “Non va bene Nic, non puoi sparare altrimenti tutto il vicinato urlerebbe di paura”. Gli ho risposto: “Fidati di me, è possibile. Perché io l’ho fatto personalmente in passato e nessuno ha reagito allo sparo”.
Ultimamente la sua prolificità cinematografica è aumentata sempre di più. Girando quattro film l’anno, come vive questo viavai di personaggi? Possiamo definirla uno stakanovista oppure si tratta di puro amore per il set?
Ho un rapporto di amore e odio col cinema. E questo mi ha permesso anche di prendere qualcosa di negativo e trasformarlo in positivo. A 45 anni sono una persona molto diversa, rispetto a quando ho cominciato. Non mi piace l’aspetto vanitoso del mio mestiere: i tappeti rossi mi rendono abbastanza nervoso. Un giorno mi piacerebbe condurre una vita contemplativa… e quindi lavorerei altri 15 anni e poi mi ritirerei.
“Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans” sarà distribuito in Italia dalla 01 Distribution, a partire dall’11 settembre.