Richi Ferrero, Bwindi Light Masks, cortile Palazzo Chiablese. Quaranta maschere identiche, provenienti da un'area di confine tra Congo e Uganda, sono collocate come piccoli monoliti, in ordine sparso, nello spazio all'aperto del cortile di Palazzo Chiablese a Torino. La luce diurna restituisce l'essenzialità della rappresentazione, una condizione d'attesa. Il rito prenderà vita quando la luce artificiale muterà, nel buio, i cromatismi delle maschere dando vita ad una danza ferma sostenuta dai suoni bivocali dei Tuva.
Tobias Reheberger, My noon, piazza Castello. L'artista ha scelto di rielaborare una grande versione luminosa di un orologio che permette di scandire le ore non in sessantesimi, ma in formato binario: il meccanismo che è concettualmente alla base dell'orologio digitale.
Carlo Bernardini, Cristallizzazione sospesa, cortile Palazzo Bertalazone, via San Francesco d'Assisi. Il progetto di luce di Carlo Bernardini è teso a trasformare la percezione del luogo, inglobando in un illusorio volume il vuoto degli spazi aerei tra i complessi architettonici. Le sue installazioni sperimentali cambiano la percezione modificando le coordinate visive all'ambiente reale.
Daniel Buren , Tappeto Volante, piazza Palazzo di Città. Il tappeto volante non cambia collocazione ma diventa rosso, bianco e verde in onore del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, come un'enorme distesa sulle teste dei passanti, che ricordi il valore della ricorrenza.
Francesco Casorati, Volo su…, via Garibaldi. Uno stormo di uccelli si libra in volo sopra la via. Raffigurati ad ali spiegate in forme stilizzate, i volatili sorreggono con il becco un lungo filo rosso fluorescente, un sottile tubo al neon che, dipanandosi, segna da un capo all'altro il tragitto.
Joseph Kosuth, Doppio Passaggio, Murazzi del Po. Una frase di Italo Calvino ed una di Friedrich Nietzsche, tratte rispettivamente da Le città invisibili e da Così parlò Zarathustra, illuminano i Murazzi del Po, luogo della movida notturna della città. I due scrittori, che amarono Torino e che s'identificarono con la città, fanno considerazioni filosofiche attraverso metafore sul ponte.
Luigi Mainolfi, Luì e l'arte di andare nel bosco, via Lagrange. È la storia di un matto di nome Luì - alter-ego dell'artista - che riesce ritrovare i bambini perduti nel Bosco Silenzioso. Lettera per lettera viene scandita, in una serie di scritte colorate, che si dipanano lungo la via, la fiaba scritta dal novelliere Guido Quarzo.
Michelangelo Pistoletto, Amare le differenze, Porta Palazzo. Pistoletto, a Porta Palazzo, sull'Antica Tettoia dell'Orologio, nel cuore di uno dei mercati all'aperto più grandi d'Europa, usa neon colorati per scrivere Amare le differenze in trentanove lingue diverse.
Carmelo Giammello, Planetario, via Pietro Micca. "Ho pensato… a un cielo stellato un po' perché, normalmente, in città siamo tutti distratti e non alziamo mai la testa. E poi, se anche la alziamo, fra nuvole e inquinamento non è che si veda un granché" (intervista a Carmelo Giammello di Gianni Sorrentino per A.S.C., Associazione Italiana Scenografi Costumisti Arredatori).
Marco Gastini, L'energia che unisce si espande nel blu, Galleria Subalpina. Un gioiello di leggerezza unito ad un pizzico di austerità, come un grande dipinto luminoso. Il soffitto è ricoperto da tre fonti: tubi led modellanti blu, piccole lampadine bianche sempre a led e segmenti di neon soprattutto rossi. Una sorta di cielo stellato.
Tornano le luci d'artista ad illuminare il capoluogo piemontese, vere e proprie opere d'arte contemporanea, di grande impatto scenografico. Tra installazioni confermate dalle scorse edizioni e novità di quest'anno, le feste a Torino si accendono di meraviglia.