Ammettiamolo: ci sono luoghi paradisiaci nel mondo che sono stati deturpati dal turismo di massa. Ma ce ne sono molti, molti di più, che sono ancora autentici, interessanti e pieni di meraviglie da scoprire, che si possono visitare con formule di turismo sostenibile, sia fai da te che organizzato. Ci sono Paesi emergenti che si stanno impegnando particolarmente per ampliare l’offerta turistica pur rispettando l’ambiente e le comunità che li abitano: Ethical Traveler, organizzazione no profit che si occupa di incentivare forme di turismo sostenibile che contribuiscano allo sviluppo etico dei paesi, ha stilato la classifica annuale di quegli stati, quelle nazioni che nell’ultimo anno hanno dimostrato di meritare il titolo di ‘Ethical destination’.
Paesaggio cileno
Si tratta di Paesi in cui sono stati compiuti sforzi, cambiamenti, miglioramenti in direzione dell’ambiente, dei diritti umani e dell’eco-turismo. Ogni anno Ethical Traveler raccoglie dati sulle politiche e sulle pratiche dei paesi emergenti, e seleziona quelli che in un anno hanno fatto i passi più grandi, sottolineando come una formula di turismo etico e sostenibile possa aiutarli a supportare tali miglioramenti che naturalmente hanno bisogno di tempo e denaro per venire messi in pratica. L’associazione sottolinea come non esista la ‘nazione perfetta’, ma il loro obbiettivo è valorizzare quelle che stanno ‘facendo la cosa giusta’. Visto che il focus è su ambiente e diritti umani, Ethical Traveler si avvale di studi che provengono da enti dedicati, come UNICEF, Reporters Without Borders, associazioni LGBT, Amnesty International, istituti culturali locali e internazionali. Per l’anno prossimo verrà introdotto anche l’aspetto dell’animalismo, ovvero il grado di tutela degli animali nei paesi presi in esame.
Barbados
Dunque, quali sono i paesi entrati nella top ten di quest’anno? In ordine alfabetico si comincia con le Bahamas, meritevoli per le politiche di tutela dell’ambiente marino, per l’incentivazione di politiche contro i traffici umani, per l’estensione dei diritti civili. Le Barbados, premiate per la gestione delle proprie coste e risorse marine, per l’integrazione (per ora solo annunciata) di nuove politiche energetiche. Troviamo poi Capo Verde, che quest’anno ha assistito al suo primo Gay Pride (il secondo in tutta l’Africa). Il Cile, per le sempre maggiori possibilità di eco-turismo, l’istituzione di bio-riserve, per la libertà di stampa. La Repubblica Dominicana, impegnata nel supportare e valorizzare le comunità locali. La Lettonia, per la salvaguardia della foresta che ne ricopre quasi metà della superficie. La Lituania, che ha ridotto il suo tasso di mortalità di oltre il 50% in circa 10 anni. Mauritius, che ha incrementato l’accesso all’istruzione. Palau, in cui gli abitanti godono di libertà religiose, di parola, di stampa, ed ha un’importante politica di tutela ambientale. Infine l’Uruguay, che ha fatto passi da gigante nel campo dei diritti civili e attuato politiche progressiste.
La foresta lettone
Naturalmente non è tutto rose e fiori, e l’indagine rivela anche che questi luoghi hanno ancora molti, moltissimi aspetti da migliorare: in alcuni vige la pena di morte, altri sono completamente dipendenti dalle energie fossili, in altri ancora esistono ancora grossi problemi legati alla sanità. Ma sottolineare i cambiamenti in positivo è il primo passo per ottenerne altri e altri ancora. Nessuno stato asiatico è entrato nella lista, principalmente a causa della situazione dei diritti civili e delle politiche ambientali quasi completamente assenti.
Trovate il report completo qui, stilato da Jeff Greenwald, Christy Hoover & Natalie Lefevre per EthicalTraveler.org