“Ogni viaggio, ogni incarico, ogni luogo e ogni persona che ho conosciuto e fotografato rappresentano una tappa del percorso che va dalle mie prime esperienze a oggi. La macchina fotografica consente di fissare un luogo e un momento particolari, e ogni foto che scatto può essere vista come un’immagine indipendente e memorabile, ma allo stesso tempo è parte di una storia più ampia”.
Conosciuto come il “fotografo di Sharbat Gula”, Steve McCurry si racconta in un libro che svela i retroscena delle immagini che l’hanno reso uno dei più talentuosi e coraggiosi artisti dei nostri tempi, rivelando una nuova e affascinante visione del suo lavoro.
In “Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie” edito das Electa – Phaidon, il fotoreporter americano offre allo spettatore uno sguardo inedito sul mondo che circonda quelle immagini di rara bellezza su cui si fonda la sua vita come uomo e come fotografo. Dietro ogni scatto c’è una storia: il libro presenta un archivio unico e personale di quattordici fotoreportage, realizzati nel corso della sua lunga carriera, durata più di trent’anni.
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Era il 1984 quando McCurry immortalava gli occhi verdi di quella giovane donna senza nome, quello sguardo fiero che in poco tempo ha fatto il giro del mondo, diventando simbolo della condizione di povertà che attanaglia i profughi di ogni provenienza. Sharbat Gula ha dovuto aspettare quasi vent’anni prima di uscire dall’anonimato: nel 2002 McCurry e la troupe della National Geograpchic Television hanno deciso di rintracciarla in Afghanistan, gettando luce sulla sua vita e la sua storia, da quel giorno di 17 anni prima fino ad oggi.
Nel libro, insieme alla storia di Gula, sono raccolte anche 120 tavole fotografiche con i lavori più significativi del fotografo: dalle ferrovie indiane (1983), agli eventi legati all’11 settembre (2001) fino alla tribù di Hazara in Afghanistan (2007).
