E’ ultra-salutare, ma non si fa per questioni salutiste. E’ economico, ma non è nemmeno la crisi a spingere in quella direzione. Camminare è un toccasana per lo spirito, assicurano coloro che hanno deciso di viaggiare a piedi. Camminare, camminare, camminare: con uno zaino che contenga l’indispensabile (un cambio, l’acqua, la bussola o il GPS), magari in compagnia di un amico, che può essere anche un amico a quattro zampe, e scoprire un modo diverso di viaggiare, gustando i paesaggi centimetro dopo centimetro, rinvigorendo il fisico e soprattutto liberando la mente. L’elogio della camminata chilometrica non è retaggio di qualche ‘folle’ maratoneta: fior fiore di antropologi ne esaltano le qualità dal punto di vista mentale. Niente libera la mente più di una passeggiata, nessun mezzo di locomozione ci riavvicina tanto alle nostre origini, quando le migrazioni si facevano passo dopo passo.
Ritrovare l’equilibrio mentale, dare il giusto peso alle cose, cambiare prospettiva, riprendere contatto con il nostro corpo allontanandoci dall’iper-tecnologia che ci circonda, in un certo senso amplificare il proprio lato zen: sono solo alcune delle virtù del camminare, esaltate dall’antropologo francese David Le Breton, autore del libro ‘Il Mondo a Piedi: elogio della Marcia’, edito da Feltrinelli e vero e proprio inno alla meraviglia del camminare. Prima di lui Bruce Chatwin, antropologo di fama mondiale e viaggiatore per antonomasia, raccontava nel suo capolavoro ‘Le vie dei canti’, di come gli aborigeni conoscessero palmo a palmo l’outback australiano grazie a dei canti che scandivano i passi nei loro lunghissimi attraversamenti. Per Chatwin il nomadismo è la condizione primaria a cui l’uomo dovrebbe tornare se volesse davvero vivere in equilibrio con sé stesso e con il mondo, mentre Le Breton non si spinge a tanto ma contempla la necessità di spostarsi a piedi per riprendere contatto con il corpo e con l’ambiente che ci circonda.
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Ma non sono solo gli studi antropologici a condurre a questa conclusione: Marco de Ambrogio ad esempio è un uomo che ha fatto dei viaggi la sua vita. Il suo mezzo di locomozione è la moto, ma uno dei viaggi più illuminanti che ha fatto è stato il pellegrinaggio di Santiago de Compostela, 800 chilometri a piedi che gli hanno aperto occhi e mente, esperienza tanto importante da farne un libro ‘Le tre vie della vita: il mio cammino di Santiago’.
Esempio meno virtuoso, ma emblematico di come camminare possa essere liberatorio e catartico: Jérôme Kerviel, ex-trader in attesa di giudizio con l’accusa di aver causato alla banca francese in cui lavorava una perdita di miliardi di euro, è attualmente è l’uomo più indebitato del mondo, ha perso tutto ed è in attesa di sapere se dovrà scontare anni di carcere o no. Ma nel frattempo ha intrapreso un percorso a piedi, il cammino da Roma a Parigi, 1400 chilometri che, ha dichiarato al Corriere della Sera, lo stanno facendo sentire libero come non mai.
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Il cammino come catarsi, come libertà, come ricongiunzione alla terra e alle origini, come innalzamento dello spirito e come forma di attività benefica per corpo e mente: se vi interessa provare un’esperienza del genere, sono diverse le associazioni e i siti per saperne di più e per unirsi a viaggi a piedi. Punto di riferimento è Movimento Lento, oppure potte rivolgervi a Camminalento, Le vie dei canti, La compagnia dei Cammini, Walden viaggi a piedi.