VAI ALLO SPECIALE VERDE CON STILE
Camminando per le strade di Parigi, è sempre più facile incappare in graziose aiuole fiorite, corredate da piccoli cartelli che ci informano sull’origine di fiori e piante. Se però ci si avvicina per leggerne il contenuto, si scopre che non si tratta affatto di un percorso botanico organizzato del Comune, bensì di un manifesto politico che rivendica la pratica del "giardinaggio militante".
Stiamo parlando del guerrilla gardening, un movimento che ha l’obiettivo di "resuscitare" pezzi di terra abbandonati all’interno delle città, come aiuole, spartitraffici e cortili, per far crescere piante o colture. Una forma di attivismo che è al tempo stesso un modo per opporsi al degrado della città, agendo attivamente contro l’incuria delle aree verdi. Questi eco – guerilleri compiono le loro azioni durante la notte, in relativa segretezza, per seminare e prendersi cura di un nuovo tappeto vegetale o fiorito. E’ importante sottolineare come guerilla gardening non si limiti a far fiorire gli angoli di terreno incolti nella città, ma si ponga innanzitutto l’obiettivo di fare passare un messaggio: l’attenzione è posta sulla valorizzazione del proprio quartiere e sulla riscoperta del potenziale degli spazi urbani grigi e senza vita.
Accanto a questo primo intento, si accompagna una riflessione più generale sulla riappropriazione del territorio per scopi alimentari. E’ con questo obiettivo che a Montreuil, grazioso quartiere popolare alle porte di Parigi, è nata l’associazione Le sens de l’humus (il senso dell’humus), un collettivo che alla pratica della guerrilla gardening unisce la coltura di piante da frutto e verdure, che vengono poi ridistribuite tra i "coltivatori diretti".
Il primo esempio di guerrilla gardening risale al 1973, quando Liz Christy e il suo gruppo Green Guerrilla intervennero nell’area di Bowery Houston a New York, trasformando un lotto privato in disuso in un rigoglioso giardino. Da quel momento, altri giardini sarebbero sorti in tutta New York, dandosi regole e forme associative per garantire il carattere pubblico e la pratica partecipativa. A partire dagli anni ’90 il fenomeno è sbarcato anche in Europa, inizialmente a Londra, per arrivare poi a Parigi.
La prossima iniziativa in programma nella capitale francese è prevista per il 1° maggio, quando gli "adepti" del guerrilla gardening si ritroveranno per piantare semi di girasole: sul sito è già stata lanciata l’azione, ma solo all’ultimo momento sarà reso noto il luogo. Negli ultimi 2-3 anni, anche in diverse città italiane sono stati avvistati "rastrelli ribelli" che hanno cominciato a seminare "attacchi" in giro per la penisola. Gli attivisti nostrani oggi si ritrovano attorno al sito www.guerrillagardening.it , con l’obiettivo di mappare e monitorare questa spontanea "rivoluzione verde".
D’altronde, se di rivoluzione si vuol parlare, questa non può che iniziare dall’impegno di semplici cittadini, che decidono di adoperarsi in prima persona per modificare l’esistente. Non si tratta di un ritorno all’età rurale, né dell’ultima frontiera del movimento ambientalista: guerrilla gardening è innanzitutto un tentativo del armonizzare la vita di città, con l’esigenza di tutela e valorizzazione dell’ambiente che ci circonda.