L’intenso fine settimana parigino, che ha visto dislocarsi in giro per la città non solo gli eventi legati alla fashion week ma anche alla Notte Bianca, è difficilmente riassumibile in poche righe. Una sintesi può stringatamente raccontare della collezione ispirata al Rajasthan e all’India dei maharaja di Isabel Marant, le forme che ‘lievitano’ grazie ai tessuti tecnici di Issey Miyake, alle ‘magie’ dei tessuti di Hussain Chalayan che si dissolvono sotto un getto d’acqua in passerella.
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Tuttavia la collezione di Raf Simons per Dior merita ben più di due righe, visto l’entusiasmo con cui è stata accolta, e i commenti estasiati degli addetti ai lavori che continuano a fioccare sulle riviste. Sì, perché lo stilista succeduto a John Galliano alla guida della maison è riuscito ad imprimere ufficialmente la sua visione della moda e con essa a convincere. Non per teatralità, iperboli, eccessi, ma per sobrietà, semplicità, sempre e comunque accompagnate ad eleganza, gusto, prestigio sartoriale e originalità. Spiccano su tutti i tailleur trasparenti che si portano con le culottes, le forme leggermente bombate delle giacche, gli abiti con top corti a contrasto, tutto impeccabilmente costruito, puro, preciso e lineare.
Ultimo show di Alexander Wang per Balenciaga: il giovane prodigio della moda d’ora in avanti si occuperà solo della sua omonima linea, ma per chiudere il capitolo con la maison porta in scena una strepitosa collezione total white, fatta di lingerie che si trasforma in outfit. Abiti molto, molto femminili e nottambuli, in pizzo, lino e seta, decorati quel tanto che basta da distinguersi rispetto al consolidato stile minimale. Al contrario, Yohji Yamamoto ha portato in scena il nero, l’abito decostruito, scenografico, i drappeggi, i corsetti, la melanconia e quel tocco impertinente dato dalle sneakers fluo su abiti da sera e beauty look cyber-punk. Porta pennacchi da ufficiale asburgico la donna di John Galliano, è una viaggiatrice globale quella di Kenzo, mentre ama l’estetica pulita, senza fronzoli, quasi dura la donna Céline, così com’è concisa e lineare quella di Nina Ricci. Sono invece eroine uscite da una fiaba le protagoniste della primavera 2016 Alexander McQueen, un po’ fate, un po’ cameriere vittoriane, un po’ principesse con un tocco guerriero.
Siamo abituati alle manifestazioni in passerella, alle collezioni che si fanno portavoce di contenuti socio-politici forti e urlati senza mezzi termini, ma stavolta Vivienne Westwood ha davvero sorpreso tutti dedicando la sfilata alla città di Venezia. Non tanto al fascino della laguna, quanto piuttosto alla gestione dell’amministrazione, alla questione della grandi navi, alla necessità di ripopolare la città, di ‘ridare Venezia ai veneziani’, di salvarla dal continuo ‘vilipendio’ che deturpa un luogo unico al mondo. La collezione è un Carnevale veneziano in salsa Westwood, con Arlecchini e Colombine punk-dark.