Il terzo giorno di sfilate parigine si è aperto con una collezione raffinata ed elegante, per donne libere e sicure di sé: è quella che la stilista Clare Waight Keller ha disegnato per Chloè. Outfit pieni di stile, inteso come buon gusto con giusto quel pizzico di tendenza, che porta a reinterpretare capi sportivi in versione sofisticata, a prendere i look giovanili degli anni Settanta e trasformarli in composizioni raffinate, a spezzare la monocromia con inattesi arcobaleni, e a condire il tutto con la leggiadria primaverile.
A seguire, la seconda collezione che Adrien Caillaudaud e Alexis Martial hanno realizzato per Carven, la quale prende ispirazione dal mondo nautico, trend che torna frequente in queste fashion week 2015. Il tema è una donna che salpa alla scoperta dei mari, portando con sé lo stile urban-chic che adopera in città. Non solo sopra il mare, ma anche sotto: man mano che la sfilata procede spuntano top che ricordano le tute da immersione.
Lingerie in versione techno-futurista per Paco Rabanne, che porta in scena una collezione dove spiccano i baby doll, i top-reggiseno, i reggicalze, ma sono tutti capi che ricordano una donna cibernetica, una sorta di android-couture. E se per parlare di ispirazioni fashion spesso si compongono termini che altrimenti non esisterebbero nel dizionario, ci pensa Manish Arora a coniarne uno nuovo: disco-gipsy. E’ così che definisce il mondo da cui proviene la sua donna iper colorata, una gitana di origine indiana che veste in technicolor, va in discoteca senza dimenticare la tradizione stilistica, e non disdegna un pizzico di follia in stile Studio 54.
Un’imperatrice: sensuale, austera, elegante e sinuosa. E’ la donna di Balmain che si veste di oro, di bronzo, di nero, e si lascia fasciare da capi che evocano una moderna Cleopatra. Arriva poi Rick Owens, che apre la sfilata con modelle che portano in braccio (anzi, appese al collo) altre modelle in una posizione degna delle acrobate circensi: un breve shock visivo, che lascia poi spazio ad una collezione misurata, spesso minimale, dai connotati austeri e dark che si smussano nei tagli morbidi degli abiti.
Infine, Lanvin: Alber Elbaz porta in scena l’eccellenza sartoriale della maison applicata ad una collezione ricca di spunti visivi, di immaginazione, di capi che, pur giocando quasi interamente con gli abbinamenti bianco-girgio-nero-blu, vivono di vita propria, di stili diversi, ma uno dopo l’altro evidenziano un filo logico. Quello del ritorno ad una moda più giocosa e creativa, ben fatta, senza eccessi o teatralità.