La quarta giornata di Milano Moda Donna ha avuto il suo grande protagonista: le forze indomite e selvagge degli elementi naturali, degli animali, dei riti ancestrali. Primo attore della giornata Roberto Cavalli, che ha davvero sbalordito, a cominciare da una scenografia che finalmente si avvicina alla teatralità di certe sfilate parigine, allestimenti che raramente, salvo qualche eccezione, si osano a Milano: la passerella è un cerchio infuocato: un anello di fiamme attorno a cui le modelle sfilano e che è già sufficiente per lasciare a bocca aperta.
Poi arrivano i capi, che si presentano sotto forma di pellicce e pelli di rettile sui toni del bianco, nero, grigio per cominciare, salvo poi accendersi in un tripudio di fiamme, di rosso, di stampe che sembrano braci ardenti: il cuore della sfilata. I dettagli sono minuziosi e pregiati: intagli di pelliccia, micro Swarovski, ricami, nastri, frange. Sono stati giorni importanti per Roberto Cavalli, che ha inaugurato il suo monomarca più grande proprio a Milano, in Via Montenapoleone, 1500 metri quadrati su 5 piani di capi donna, uomo, accessori, design e un atelier per capi su misura. Una boutique e una collezione che lasciano trapelare un messaggio chiaro: la moda è importante per l’Italia, è uno dei motori dell’economia, è il cuore pulsante della creatività, e bisogna ricominciare a crederci.
Nel frattempo fuori dalla location dell’Arco della Pace gli animalisti protestano: in effetti le sfilate di quest’anno stanno proponendo tante, tantissime pellicce. Non sono mai scomparse del tutto dalle passerelle, ma per il prossimo Autunno Inverno il mondo della moda ha decretato il nulla osta: sono lontani i tempi del ‘meglio nude che in pelliccia’. Tra gli irriducibili del pelo della discordia c’è Emilio Pucci, che si infila appieno nel filone delle collezioni elaborate e ricchissime di dettagli, e porta in passerella il ‘lusso selvaggio’. I disegni e le stampe riprendono i motivi dei Navajo o imitano il manto dei cavalli Appaloosa, mentre i materiali e le lavorazioni provengono dal mondo dello sfarzo: abiti gioiello intarsiati di cristalli, le già citate pellicce, reti dorate. Fanno una inaspettata incursione gli elementi del mondo militare.
Il filo rosso del ‘selvaggio’ ci conduce da Antonio Marras, che porta il lupo in passerella, stampato su cappotti o vestiti, e ricamato sulla maglieria. E’ un lupo che ulula alla luna, grande protagonista della scenografia, e meta di un viaggio notturno dall’Europa all’Asia, materializzato da un sapiente mix di tessuti e lavorazioni. C’è il pullover classico e c’è il kimono, c’è il broccato e il gessato, il pizzo e l’alpaca, il blu navy e il verde militare, c’è il maschile e il femminile, il bomber e il cappotto, il vintage smontato e ricucito per rinascere moderno.