Ancora difficile dire quale sarà veramente il futuro architettonico di Parigi. Di sicuro per ora c’è la consapevolezza che la capitale francese sta per cambiare volto; un’imponente riedificazione urbanistica sconvolgerà l’immagine della Ville Lumière, sostituendola con una nuova metropoli futurista, in cui le frontiere del vecchio perimetro della città verranno definitivamente abbattute.
Alla base di questo progetto sta la volontà di armonizzare la frattura sociale ed urbanistica generatasi tra la capitale, popolata da 2 milioni di abitanti, e il suo interland ad alta densità abitativa, dove vivono i restanti 6 milioni di cittadini. Una frattura che negli anni si é accuita fino allo spasmo, creando vere e proprie zone franche, separate fisicamente e idealmente dalla capitale. Risultato di questo processo sono le tristemente note banlieues parigine, protagoniste degli scontri con la polizia scoppiati nel 2005 e divenute negli anni dei quartieri ghettizzati, resi impenetrabili da anni di politiche sociali decisamente poco oculate.
Un’altra delle cause principali dello sviluppo disarmonico tra il centro e la periferia é da imputare alla costruzione della tangenziale; il famoso boulevard périphérique, separando il nucleo originario di Parigi dai nuovi comuni sorti a partire dagli anni ’70, risulta oggi un dispositivo obsoleto che comprime la città al suo interno e ne impedisce l’espansione.
Per superare questa empasse urbanistica nel 2007 il governo francese ha lanciato il progetto Grand Paris, una consultazione nazionale per raccogliere delle proposte in grado d’interpretare un aggiornamento urbanistico e creare nuova grande entità amministrativa che possa ristabilire una continuità del tessuto urbano ed il potenziamento della rete di trasporti pubblici. La metropoli del XXI° secolo, la città razionale ed eco-compatibile che i francesi già chiamano "metropoli del dopo Kyoto", dovrà risolvere in un unico progetto il problema dei trasporti pubblici, la penuria di spazi verdi e l’annosa questione delle zone residenziali.
Ad aprile scorso la commissione ha selezionato le dieci migliori proposte. Tra le idee più avvenieristiche spicca quella dello studio Rogers, in cui Parigi assume la forma di una metropoli “policentrica”, attraverso l’abolizione del raccordo automobilistico e la riconversione in nuovi parchi urbani delle linee ferroviarie che corrono dalla Gare du Nord
alla Gare de l’Est.
Antoine Grumbach propone la connessione tra l’area urbana e il porto di Le Havre, scalo strategico del trasporto marittimo, estendendo la metropoli lungo la Senna ed inglobando la città di Rouen e il canale del porto. Roland Castro si concentra su La Courneuve, una delle periferie nord piu’ degradate della città, ridisegnando un grande parco metropolitano, sul modello newyorkese di Central Park. Attento alle tematiche sociali anche Yves Lion del Groupe Descartes, che propone una ripartizione dell’agglomerato urbano in 20 nuclei minori, composti da un massimo di 500mila persone.
L’assoluta necessità di inserire spazi verdi domina la proposta del trio composto da Jean Nouvel, Jean-Marie Dutilheul e Michel Cantal-Dupart che propongono una città futurista dal pollice verde, con grattacieli coronati da enormi tetti pensili. Tra i papabili anche gli italiani Bernardo Secchi e Paola Viganò dello Studio 09, che immaginano una città su più livelli integrata ai trasporti ad alta velocità.
Il progetto che saprà aggiudicarsi la fiducia della commissione, dovrà essere in grado di superare il modello dall’architettura funzionalista degli anni ’70, proponendo al tempo stesso una città che sappia unire efficienza e sviluppo, senza rinunciare alla qualità della vita dei suoi abitanti.
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