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Non è mai troppo tardi per debuttare. Lo dimostra Stefania Sandrelli, che alla tenera età di sessantaquattro anni si cimenta per la prima volta nella sua vita artistica dietro la macchina da presa, in un film in costume ambientato nel Medioevo delle guerre e delle pestilenze, tra Venezia e Parigi, sullo sfondo della sanguinaria faida che contrappose la famiglia dei Borgognoni a quella degli Armagnacchi.
La Sandrelli affronta quest’impresa con lo stile che più la caratterizza: leggerezza, passione, ironia ed eccentricità sono la sua cifra potremmo dire quasi esistenziale, caratteristiche che riesce a trasferire al film che è appena uscito nelle sale italiane, “Christine Cristina”. La storia innanzitutto, il vero motore che ha indotto Stefania Sandrelli ad abbandonare il ruolo da attrice e a cimentarsi nella regia: le vicende esistenziali di Cristina da Pozzano, la prima donna a vivere grazie alla sua poesia, che riuscirà a conservare e a far fiorire nonostante un destino ostile che la porterà letteralmente dalle stelle alle stalle.
Giunta alla corte di Carlo V al seguito del padre, un famoso astronomo, Cristina perde questo privilegio alla morte del re, nel 1380. Sola, vedova con due figli, la giovane poetessa si ritrova improvvisamente nei bassifondi di Parigi, tra i miserabili e i derelitti, ed è in questo ambiente difficile e crudele che la sua poesia fiorisce. Due i mentori che la aiuteranno a sopravvivere dando forza ai suoi versi: lo scorbutico Charleton, interpretato da Alessandro Haber, cantastorie da osteria, e il raffinato Gerson, interpretato da Alessio Boni, teologo tormentato tra l’amore per Cristo e quello per Cristina.
Stefania Sandrelli ha affidato il delicato ruolo della protagonista a sua figlia Amanda, una scelta che la neoregista ha trovato quasi naturale: “E’ una brava attrice, perché no? Poi non so quante altre avrebbero accettato quelle due treccette mortificanti sulla testa per tutto il film e quasi senza trucco”, dichiara tra il serio e l’ironico in un’intervista a La Repubblica. Per restare in famiglia, Gino Paoli si era persino offerto di comporre le musiche del film, pur senza firmarle, un’offerta che la Sandrelli ha rifiutato: “non volevo esagerare con le cose di famiglia”.
E’ stata la dignità del personaggio, la “sua capacità di vivere con grazia le vicissitudini della vita, il coraggio di sfidare le convenzioni anche nei temi che trattava” ad attirare la Sandrelli e a convincerla a credere in questo progetto. Un’esperienza, quella alla regia, che l’attrice toscana non pensa di rifare: “E’ molto più facile fare l’attrice, vai sul set, tutti ti coccolano, cerchi di fare al meglio la tua parte e oltre a quello non hai altre responsabilità”, e aggiunge, concludendo, “Dovrei innamorarmi fortemente di un altro personaggio, ma credo sia impossibile incontrare un’altra Cristina”.
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