Celebre per il talento controverso e per essere la vedova più famosa del rock, Courtney Love Michelle Harrison (San Francisco, 9 luglio 1966) è conosciuta per la personalità capricciosa e dissacrante che la accompagna fin da bambina. A 15 anni, dopo un’infanzia passata tra riformatori ed istituti di correzione che ne inaspriscono il carattere turbolento, diventa spogliarellista e si avvicina alla musica fondando il gruppo Sugar Babilon, sostituito nel l’85 dalle Sugar Baby Doll. La sua voce delirante, i testi nichilisti e le note strazianti, diventano simbolo del disagio giovanile e del vuoto ideologico derivato dal fallimento del positivismo anni 80.
Il cinema le affida due ruoli in “Sid & Nancy” e “Dritti dall’inferno” (Alex Cox, ’86), che ne esaltano l’immagine di eroina decadente. Nell’89 è la volta delle Hole e del loro movimento musicale, “Riot girl”, che dà voce alla rabbia femminile di fronte a un mondo irrimediabilmente maschilista. Sono gli anni in cui incontra Kurt Cobain, leader dei Nirvana, che morirà nel ‘94, a due anni dal matrimonio e dalla nascita della loro figlia Frances.
Il suicidio getta sulla vedova un alone di mistero, un fascino maledetto non estraneo alla tossicodipendenza che accomunava la coppia, e Courtney raggiunge le “stelle”. Il grande schermo le offre parti in pellicole di spessore come “Larry Flint-Oltre lo scandalo” e “Man on the moon” (Milos Forman, 1996, 1999) in cui interpreta la compagna di Andy Kaufman (Jim Carry), comico della tv anni 70, stroncato prematuramente dal cancro.
Ma se l’ombra di Cobain le spalanca le porte di Hollywood, dove mostra un discreto talento, sul versante musicale la fa sembrare una macabra parodia. Così, sciolte le Hole, esordisce come solista con “American’s Sweetheart” (Virgin 2004).
Nel 2005 è coinvolta in un caso di droga ed aggressione. Il Tribunale di L.A. la chiude in una lussuosa clinica californiana che, scontata la pena, la cita in giudizio per non aver saldato il conto di 180.000 dollari. È solo uno degli innumerevoli episodi che contribuiscono all’immagine capricciosa, disobbediente e provocatrice che lei stessa pare volersi incollare. Basti pensare alla sfilza d’alberghi da cui è bandita per aver danneggiato suite da 1.400 pound a notte o alle foto scandalo pubblicate su “Pop Magazine”.
Oggi Courtney è di nuovo in sella. Alle prese col prossimo album e con un film su Cobain, è protagonista della serie Manga “Princess Ai” (di D.J.Milky e Misaho Kujiradou, Tokyopop), già famosa in Giappone ed in via di traduzione per l’italiana Flashbook.
La protagonista, una Lolita gotica venuta dallo spazio, deve affermare i suoi mille talenti in un mondo alieno che le riserva una missione dimenticata. Un alterego di carta, maledetto e romantico, che trascina milioni di lettori riportandola a galla. Come quelle bambole dal cuore di sabbia, che colpite mille volte si rialzano altrettante, continua ad essere lo specchio deformante di realtà scomode e facili da giudicare.