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Quello di quest’anno è un festival di Cannes un po’ strano, ai limiti dell’imprevedibile: dalla bizzarra defezione di Jean-Luc Godard, il padre della nouvelle vague che presenta “Film Socialisme” e che ha laconicamente addotto come giustificazione un non meglio specificato “problema di tipo greco”, a quella di Sean Penn, che pare nasconda dietro le “ragioni umanitarie” gli obblighi dei servizi sociali a cui è stato condannato.
Accanto a queste strane assenze, ne spicca una drammatica: quella del cineasta iraniano Jafar Panahi, in carcere da mesi con accuse piuttosto fumose. Gli organizzatori di Cannes lo avevano invitato a far parte della giuria come gesto simbolico, e quando ieri una giornalista in sala per la conferenza stampa di un altro maestro del cinema iraniano, Abbas Kiarostami, ha annunciato che Panahi aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il regime iraniano, in sala tutti sono stati presi da emozioni violente.
Anche Juliette Binoche, icona del cinema francese, non è riuscita a trattenere le lacrime all’annuncio della giornalista. Accanto a Kiarostami per presentare il film “Copia conforme”, la Binoche si è mostrata visibilmente sconvolta, mentre il regista iraniano pronunciava parole di fuoco: “La libertà d’espressione è un valore fondamentale, ma quello che sconvolge di più è che qui non solo fare cinema viene considerato un crimine, ma il reato sarebbe ascrivibile a un’opera neanche iniziata”.
Proteste a parte, il film che vede protagonista la Binoche accanto a William Shimell, dal 19 maggio nelle sale, è una raffinata e leziosa variazione sul tema del capolavoro di Rossellini, “Viaggio in Italia”: una coppia si perde in un contorto labirinto di realtà e finzione, di sentimenti solo mimati ma anche realmente vissuti, sullo sfondo di una San Gimignano da cartolina, tra feste e paesaggi tanto perfetti da sembrare quasi un fondale.
All’età di quarantasei anni, Juliette Binoche conserva ancora il suo fascino, lo stesso degli esordi e del grande successo nella pellicola “Film Blu” di Kieslowski (1993), parte dell’acclamata “Trilogia dei colori” che le valse il Premio César. E i premi non sono mancati alla straordinaria carriera di quest’attrice, dall’Oscar come miglior attrice non protagonista per “Il paziente inglese” di Anthony Minghella (1996) al Golden Globe del 2001 per la commedia romantica “Chocolat”, accanto a un indimenticabile Johnny Depp. Il film che presenta a Cannes è tutt’altro che politicamente impegnato, ma le lacrime che Juliette non è riuscita a trattenere alle cattive notizie provenienti dall’Iran lasciano di sicuro intravedere in lei un grande interesse per l’indipendenza dell’arte e del cinema in particolare.