VAI ALLO SPECIALE VERDE CON STILE
L’appuntamento del concertone romano del Primo Maggio quest’anno si è tinto decisamente di rosa. Accanto a Vinicio Capossela, autentico mattatore della serata con una performance di quaranta minuti, la regina della serata è stata certamente la cantantessa nazionale, Carmen Consoli.
Una presenza, la sua, particolarmente incisiva e toccante, anche per la scelta precisa di chiudere la sua esibizione e il concerto con il brano “Mio zio”, una canzone complessa e scioccante dedicata al tema delle violenze sui minori che si consumano tra le pareti domestiche. L’esibizione di Carmen al concerto del Primo Maggio ha donato un palcoscenico d’eccezione a un dramma che colpisce da sempre e che spesso, troppo spesso, fatica ad emergere dalle cronache e dalle statistiche. E quando lo fa, provoca uno scandalo presto sepolto però dall’ipocrisia e dal perbenismo in nome del quale si sacrificano le sofferenze di bambine che non sanno e non possono difendersi.
Carmen Consoli non è nuova a tematiche forti: nelle sue canzoni spesso le donne diventano protagoniste di drammi e di guerre, di vittorie e di sconfitte, di amore ma anche di rinuncia e di coraggio. “Elettra”, l’ultimo album della cantautrice catanese, è interamente dedicato a queste donne, così come lo era stato l’album precedente, “Eva contro Eva”. Il brano che la Consoli ha deciso di proporre al pubblico del concertone di Roma ha un valore aggiunto: per la sua profondità e il tema affrontato ha ricevuto, qualche settimana fa, da Amnesty International il Premio Amnesty Italia, giunto ormai alla sua settima edizione.
Come ha dichiarato Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty, la canzone di Carmen è di quelle che “fanno gelare il sangue nelle vene”. “Con un’ironia crudele – continua la Weise – è capace di farti sentire la sofferenza e l’impotenza della bambina violata, la solitudine e la vergogna delle tante bambine che non ricevono aiuto perché i loro aguzzini sono uomini per bene”.
“Ho messo il rossetto rosso carminio/e sotto il soprabito niente/in onore del mio aguzzino”: con queste parole di fuoco la bimba ormai adulta assiste al funerale del suo carnefice, e con queste parole Carmen ha chiuso il concerto del Primo Maggio, regalando al suo pubblico un’occasione per riflettere e un’esortazione ad agire per sconfiggere l’ipocrisia e stare, sempre, “dalla parte delle bambine”.