Nel suo Paese, l’America delle mille contraddizioni, Oprah Winfrey non è soltanto una celebrità. La regina del talk-show televisivo, l’attrice, l’opinion-maker, l’attivista sociale e fervente sostenitrice della causa Obama, concentra in sé una tale carica simbolica da trasformare ogni argomento all’ordine del giorno in uno scottante dibattito di portata nazionale. Persino le oscillazioni del suo peso, dove il tasso d’obesità sale al 34% della popolazione, riempiono le pagine dei quotidiani, dilagando aldiquà dell’oceano.
Ma chi è Oprah Winfrey e perché tanto rumore per i suoi 92 Kg, ora che i cittadini americani, tra i disastri di Wall Street e le speranze portate dal primo presidente di colore, avrebbero ben altro a cui pensare? Innanzitutto, perché si tratta della più famosa fra le star afro-americane, nonché emblema della self-made-(black)-woman, mito sempre vivo nella psicologia a stelle e a strisce. Basti pensare ad un’infanzia che sembra uscita dalla penna di Pancake, che racconta di una campagna in Mississipi (dove nasce il 29 gennaio del 1954), di pasti a base di patate, di vestiti confezionati con i sacchi degli ortaggi, di uno stupro a soli 9 anni e di una gravidanza a 15.
Il preludio impietoso, prima del riscatto che la vedrà bruciare le tappe della sua carriera fulminante. Dalla radio del Tennesse, grazie a cui – 19enne – mosse i primi passi, alle notizie dei telegiornali nazionali. Dalla nomination all’Oscar per “Il Colore viola” (Stephen Spielberg, 1985) – dove accanto a Whoopi Goldbert debuttò come attrice – all’ “Oprah Winfrey Show” che esordì nell’86 riscuotendo subito un successo strepitoso. È proprio grazie allo show, da lei trasformato in ‘vetrina sociale’, che in poco più di 20 anni diventa beniamina dei neri, delle donne, della famiglia, della lotta alla droga e alla violenza sessuale.
E mentre questo si guadagna un posto d’onore nel palinsesto almeno fino al 2011, la mattatrice della prima serata estende il suo impegno anche a livello imprenditoriale. Fonda una casa editrice, una rete televisiva ed un’organizzazione, la “Angel Network”, destinata ad aiutare i poveri. Ma soprattutto istituisce una scuola femminile in Sudafrica (la “Oprah Winfrey Leadership Academy for Girls”) che accoglie giovani indigenti e per la quale sborsa ben 40 milioni di dollari, realizzando la promessa fatta anni prima a Nelson Mandela.
“Briciole”, affermano i detrattori dopo che nel 2007 la rivista “Forbes” dichiara il patrimonio della Winfrey (1.550 milioni di dollari!) il più ricco di tutto il mondo dello spettacolo femminile. Abbastanza, per sostenere il democratico Obama durante tutta la campagna elettorale e festeggiare assieme a lui la storica vittoria (a dispetto delle critiche di chi, tra i due generi, avrebbe preferito vederla spalleggiare la bionda Hillary, bianca, ma donna come lei). Unico rimpianto, comunica alla stampa, non sapere cosa indossare alla cerimonia d’insediamento alla Casa Bianca, proprio per colpa di quei 30 chili accumulati negli ultimi 4 anni.
Troppi cheese-burger con l’amico Barack? O piuttosto, l’’effetto fisarmonica’ che da sempre l’affligge, accomunandola alla maggioranza delle donne d’America e nel mondo? Quelle che negli anni l’hanno vista vincere numerose battaglie per la stessa loro guerra. Che l’hanno imitata nel suo percorso salutista, integralista, poi vegano. Che hanno gioito, vedendola strizzata negli skinny a vita bassa, o sofferto d’invidia per non aver ottenuto lo stesso risultato. E che comunque, nel bene o nel male, si sono con lei identificate.