La parità di sessi è stata raggiunta e al mondo esistono donne di potere che dimostrano ormai da anni di essere in grado di gestire il lavoro al pari degli uomini. Ma c’è un aspetto che al di là di maternità e considerazioni sul gentil sesso, va approfondito: lo stress subito dalle donne in ambienti lavorativi in cui predomina il genere maschile.
Da una ricerca condotta dalla Indiana University sembrerebbe infatti che essere l’unica donna in un ufficio di uomini può portare ad aspetti negativi. E che di conseguenza, la donna sembrerebbe perdere di credibilità a lavoro in quanto “disturbata” dalla poca serenità con cui svolgere il proprio dovere. Ma non è finita qui: questa situazione – come tutte quelle create da forte stress – potrebbe anche risultare dannosa per la salute. Stando ai dati della ricerca presentata l’estate scorsa all’American Sociological Association, le donne che lavorano in aziende “maschiliste” sono sottoposte a livelli elevati di stress.
Questo elemento va ad aggiungersi ad altri di non poco conto che solitamente caratterizzano i posti di lavoro in cui c’è una prevalenza di dipendenti uomini: la differenza di retribuzione, spesso più bassa per le donne, l’isolamento, l’invisibilità, gli ostacoli a eventuali promozioni e, naturalmente, le molestie sessuali.
I ricercatori della Indiana University hanno esaminato i livelli di stress di più di 440 donne che lavoravano nei campi in cui almeno l’85% dei posti di lavoro sono occupati da uomini, come l’ingegneria. Le donne che hanno il 15% o meno di colleghe sono, rilascerebbero un irregolare livello di cortisolo, l’ormone che regola lo stress. Il team di ricerca ha anche controllato le caratteristiche individuali che potrebbero aver influenzato i livelli di stress delle donne, come la loro disposizione naturale ai compiti attribuiti o il loro ruolo in uffici, e hanno concluso che lo stress viene causato proprio dalla loro sensazione di perdita di credibilità.
Questo tipo di stress può causare importanti conseguenze fisiologiche negative sulle donne, dall’insonnia alla depressione fino ad arrivare ai problemi con la funzionalità epatica. Lo studio illustra ancora una volta il motivo per cui la diversità di genere sul posto di lavoro deve essere una priorità da perseguire: lavorare in un posto di lavoro in cui c’è equilibrio (anche numerico) fra uomini e donne, porta a benefici a livello di profitti e qualità del lavoro. Un successo – dunque – che gioverebbe non solo alle dipendenti, ma anche ai colleghi e alla società stessa.