Basta con capelli biondi e fisici statuari: Barbie rimarrà sempre un modello di “sventola”, ma nella vita reale la femminilità è un’altra. Questa, in sintesi, la protesta femminista rivolta alla Mattel, storica casa produttrice della bambola più amata, icona per generazioni di bambine “malate” di gioco. Ma non solo. Proprio a San Valentino, il giorno in cui ogni donna vuole sentirsi desiderata, il fatto che la bambola per eccellenza assuma le sembianze di chi va a fare la spesa al supermercato, è incoraggiante.
Il 2016 è segnato dal lancio di una versione di Barbie “tutta curve”, priva di dimensioni sballate e provvista di un standard di bellezza più realistico. Si tratta della Barbie fashionista, caratterizzata da tutt’altro tipo di corpo. Sarà più minuta e meno alta, con fianchi pronunciati e diverse tonalità di pelle. 33 nuove varianti (mica poche!) disponibili già da ora sul sito ufficiale della Mattel e presto sugli scaffali dei negozi specializzati.
Non è la prima volte che il colosso dei giocattoli prova a dare fattezze più “umane” all’ormai 57enne Barbie. Le vendite delle bambole – secondo quanto riportato da alcuni magazine Usa – avrebbero subito una forte diminuzione pari al 14% degli ultimi trimestri. Una prova di responsabilità quella di riflettere su una visione più ampia di bellezza in cui genitori e figli possono rispecchiarsi. “Guarda questa Barbie: sembra la mamma!”: è il messaggio a cui aspirare e una buona “arma” di identificazioni su cui basarsi.
Il sito barbie.com è già provvisto di bambole con capelli blu e gambe non chilometriche, con chiome corte e fondoschiena rotondo, o con tagli pratici e ballerine ai piedi. Così come una donna lavoratrice si ritrova in casa a far fare i compiti ai figli o una studentessa si imoegna nello studio nell’attesa di diventare donna.