Pubblicato il

Nello spazio con Sir Richard Branson

E’ l’ultima trovata di Sir Richard Branson. La sua Virgin Galactic emetterà i primi biglietti per lo spazio tra tre anni. Alla modica di cifra di 200.000 dollari. Ma attenzione: c’è già una lunga lista d’attesa.

Nello spazio con Sir Richard Branson

Osservare dal vetro di un’oblò il piccolo
pianeta blu galleggiando senza peso nella maestosa bellezza cosmica puntellata
di stelle sarà presto possibile anche per chi non abbia intrapreso la carriera
da astronauta, ma in cambio disponga di un buon portafoglio. Una settimana di
training presso la base di Mojave Desert, un posto prenotato con largo anticipo
sulla VSS (Virgin SpaceShip) Enterprise, tre ore di volo in tutto, garantiti
tre minuti di esperienza di vuoto assoluto a 100 km di distanza dalla terra: il
viaggio nello spazio, ultima frontiera del turismo da jet set, è ormai al
countdown. A occhio e croce sarebbero già qualche migliaio le persone pronte ad
allungare la carta di credito per saldare un conto da 200mila dollari per un
giro in giostra.

“Se sarà un successo” ha affermato
di recente Richard Branson, il “rock and rebel” miliardario
britannico proprietario di Virgin Galactic – la prima linea di veicoli spaziali
per gente comune – “intendiamo spostarci sui voli orbitali e poi, possibilmente,
aprire un hotel lassù”. Visionario e futurista quel tanto che basta per
fare ogni volta un gran parlare di sé intorno ad avventure grandiose ed
eccentriche, come quando decise di 
intraprendere il giro del mondo in mongolfiera, il baronetto inglese
questa volta ha messo le mani avanti per presidiare la frontiera dei voli
spaziali commerciali.

Quattordici milioni di sterline è il prezzo
versato per l’accordo con la Mojave Aerospace Ventures di Paul Allen
(co-fondatore di Microsoft) e del pioniere dell’aviazione Burt Rutan. Il
triumvirato, proprietario del veicolo SpaceShipOne, ha già concorso e vinto lo
scorso autunno la Ansari X-Prize la gara che ha decretato il miglior veicolo
spaziale per scopi turistici in termini di costo di produzione e di capacità di
riutilizzazione.

Dai tempi del primo viaggio nel cosmo a opera
di Yuri Gagarin nell’aprile del 1961, in media sono stati quattro ogni anno i
voli nello spazio organizzati dalle superpotenze di Stati Uniti e Russia.
Ipotizzare sin d’ora una congestione del traffico spaziale nel futuro prossimo
sembra un po’ azzardato, tuttavia saranno circa una cinquantina i conti alla
rovescia che si eseguiranno a partire da quando il turismo di massa avrà il via
libera a superare gli strati dell’atmosfera. Basti solo considerare che
nell’arco dei prossimi cinque anni Virgin Galactic avrà portato a termine il
corso di formazione di oltre 3000 nuovi astronauti provenienti da diversi
paesi.

La navicella di nuova progettazione, la VSS
Enterprise, ospiterà fino a cinque passeggeri. Una volta allacciate le cinture,
cominceranno a rombare i motori e il ruggito del missile entrerà in azione
accelerando con enorme potenza fino a 
toccare la velocità di 4 gravità, ben superiore, per avere un’idea, a
quella di un proiettile. La navicella raggiungerà secondo una traiettoria
verticale il Mach 1 in meno di 10 secondi. Poi sparirà nello spazio con una
velocità di crociera 3 volte superiore a quella del suono.

Quello che si vedrà attraverso il finestrino
standosene comodamente seduti sulle confortevoli poltrone da viaggio di first
class della VSS Enterprise, assaporando caviale e champagne a gravità zero, lo
scopriremo tra tre anni. Quanto varranno i punti raccolti a tratta dai membri
del club “100 km di altezza” verrà presto comunicato.

Il miliardario ribelle
Sir Richard Charles Nicholas Branson, 54 anni,
baronetto di un impero personale valutato 2.2 miliardi di dollari, sembra amare
oltre ogni cosa il divertimento. Star internazionale nell’ambito degli affari,
non disdegna il richiamo della tv, tanto da aver accettato il leading role nel
reality show “The Rebel Billionaire” messo in onda lo scorso autunno
sulle reti di Fox america. Il gusto per il rock lo ha trasmesso nel suo modo di
essere mogul, un po’ maverick un po’ enfant prodige. Il primo business, un
magazine, lo lanciò ai tempi della scuola. A 21 preparava la sua scalata
fondando la Virgin Music, etichetta che lanciò Mike Oldfield e la sua pietra
miliare “Tubular Bells” , i Sex Pistols e i Culture Club.
Negli anni ’80 la Virgin (così chiamata perché “cominciavamo senza
esperienza qualsiasi business”, come ebbe a dire lo stesso Branson) si
avventura nei settori del cinema, dell’editoria, dell’alimentazione. Poi fu la
volta dell’ingresso nelle linee aeree con il debutto di Virgin Atlantic. Ma la
crisi del settore nel 1992 travolse il gruppo, finchè Branson decise di vendere
Virgin Music. Oggi la compagnia ha attività in diversi settori, dalle
telecominicazioni, ai trasporti, dai servizi finanziari alle vacanze,
all’editoria fino alla vendita al dettaglio.

Potrebbe interessarti