Il porro fa parte della famiglia delle liliaceae, è stretto parente quindi di cipolla, aglio, scalogno, ma rispetto ai ‘cugini’ dal sapore e odore robusto si presenta molto più delicato, ragione per cui anche i non-estimatori di cipolle&co spesso lo gradiscono. Il suo sapore particolare ben si addice alle ricette invernali, come le zuppe e le vellutate, ma si può utilizzare anche a crudo in insalata, stufato come contorno, infornato a pezzettoni, come protagonista di torte salate o semplicemente come base di soffritti dall’aroma delicato.
Di forma allungata e cilindrica, del porro si fa spesso l’errore di utilizzare la parte bianca e buttare quella verde: in realtà le foglie sono buone e commestibili, e basta asportare gli ultimi centimetri per non incappare nella consistenza legnosa. La parte verde è infatti leggermente più dura di quella bianca, ma basta cuocerla per utilizzarla minimizzando gli scarti (utilizzatela per esempio nei brodi). Originario del Mediterraneo, dove è giunto probabilmente dal Medio Oriente, il porro era noto sin dai tempi degli Egizi e dei Romani: l’aneddotica racconta che Nerone fosse ghiotto di porri, tanto da guadagnarsi il soprannome di ‘porrofilo’.
Come nel caso delle cipolle, i principali benefici per l’organismo provenienti dai porri si concentrano sulla loro capacità depurativa. Diuretico e lassativo, il porro è utile nella lotta alla renella, a combattere la stipsi, alla ritenzione idrica. E’ inoltre un ortaggio ricco di fibre e assolutamente poco calorico, anche se dal punto di vista di minerali e vitamine non emerge per grandi apporti. Nella medicina naturale della tradizione cinese il porro è considerato un alimento che riscalda.