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Cibo della legalità

Dalla pasta al caffè: le produzioni nate su terreni confiscati alle mafie che uniscono al biologico l’utilità sociale

prodotti della coperativa Libera Terra
liberaterra.it

Si chiama cibo della legalità: produzioni d’eccellenza coltivate nei terreni della malavita, cresciuti su quei beni confiscati alla mafia, ‘ndrangheta o camorra. Oppure prodotti confezionati dalle mani di carcerati speranzosi, per quanto possibile, in una qualche forma di riscatto.

Libera, associazione contro le mafie, con Libera Terra ha riunito nove cooperative sociali che gestiscono ettari un tempo appartenenti all’illegalità in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio. Giovani imprenditori producono tipicità locali come pasta, olio, legumi, vino, farina, passata di pomodoro e ortaggi.

Il paniere dei prodotti delle cooperative di Libera Terra risponde fedelmente a tutti i requisiti richiesti dal cibo “buono”: biologico, sano e soprattutto etico. Acquistabile in tutte Le Botteghe dei Sapori e dei Saperi della Legalità (elenco completo sul sito www.liberaterra.it) via internet e in alcuni punti vendita della grande distribuzione, il cibo legale coniuga la qualità alla volontà di fare la propria parte per costruire un Paese libero da tutte le mafie, un gesto concreto per rafforzare un’economia giusta. La scelta del metodo biologico è parte integrante della filosofia di Libera Terra. Avere un basso impatto ambientale significa trattare con dignità la terra. E dignità e rispetto sono le parole d’ordine anche per i dipendenti delle cooperative.

Un nuovo modo per dire “no” a quanto ha danneggiato l’Italia: questa la spinta iniziale alla scelta di acquisto dei cibi etici. Ma oggi le cose sono cambiate; chi sceglie – per esempio – Libera Terra – lo fa soprattutto per la qualità e per l’irrinunciabile gusto che hanno i sapori veri, non trattati e non nocivi.  Tra le società che operano a favore dell’economia locale lavorando su terreni ex-mafie, anche NCO (Nuovo Commercio Organizzato) che promuove il “Pacco alla Camorra”: prodotti tipici dal caffè alla conserva, prodotti grazie al lavoro di individui a rischio come minori e tossicodipendenti che scelgono un’integrazione sociale attraverso l’agricoltura.

E ancora i dolci. Quelli prodotti da detenuti in carcere che scelgono di avvicinarsi alla cucina. La Banda Biscotti, per esempio, a Verbania e Saluzzo ogni giorno sforna frollini artigianali all’interno di istituti di pena. Per chi segue percorsi di reinserimento lavorativo, la possibilità di recidiva che è normalmente del 90%, scende infatti al 2% con una conseguente riduzione del costo sociale oltre che economico di un potenziale nuovo detenuto. Ottimo anche il cioccolato prodotto da Dolci Libertà, la pasticceria all’interno del carcere di Busto Arsizio. Etico anche il vino ottenuto dai vigneti della Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi dove si producono i bianchi dell’Irpinia.