Prendete un bambino prodigio, uno chef star, un reality sulla vita di una famiglia americana, e a questi tre ingredienti, veri e propri ‘must’ del successo contemporaneo, aggiungete un pizzico di buoni contatti: il gioco è fatto, avete creato un celebrity-chef-bambino come Flynn McGarry. Il suo nome non è ancora noto in Italia, ma per rendervi conto delle proporzioni che ha preso il ‘fenomeno Flynn’ negli Stati Uniti basta considerare che gli è stata dedicata la copertina del New York Times Magazine ‘Food and Drink Issue’. Che scrive di lui il New Yorker. Il Los Angeles Times. Che è presente con regolarità in programmi televisivi come il Late Night di Jimmy Fallon.
Flynn McGarry è il bambino prodigio (ormai adolescente) dell’arte culinaria, che già dall’età di 11 anni chiese ai genitori di poter trasformare la cameretta in una cucina attrezzata per dar sfogo alla sua passione. A leggere sui vari siti d’informazione si trovano diversi aneddoti sugli inizi, tanto da non rendere chiara quale sia la verità ma che danno il polso di quanto si parli di lui: qualcuno scrive che ha cominciato a cucinare da solo perché non gli piacevano i piatti della madre, qualcun altro parla di un periodo di 3 mesi di malattia che lo costrinsero a casa e in cui, per passare il tempo, si avvicinò ai fornelli. Fatto sta che ad un’età che corrisponde circa alla prima media Flynn cominciava a produrre piccoli capolavori, fino ad essere oggi un quindicenne che gestisce una sorta di pop-up restaurant, che collabora part time all’Alma, ristorante di Ari Tymor (‘Best New Restaurant in America 2013’), che può permettersi di far pagare una sua cena 160 dollari.
I suoi piatti, documentati dalla sorella in un blog (The Sister of a Culinary Prodigy) vanno dal ‘pancake di pisellini inglesi, budino d’olio d’oliva, schiuma di camomilla, chips di prosciutto e fiore di camomilla’ alla ‘capasanta al sesamo con anguria pressata, daikon sott’aceto, semi di senape canditi, micro coriandolo’. La presentazione è degna della cucina più contemporanea, i suoi accostamenti vengono giudicati geniali, chi lo vede all’opera racconta di un vero e proprio artista della cucina, che si muove tra fornelli e alimenti con la grazia di un danzatore.
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Nell’attesa di diventare diciannovenne e aprire un ristorante tutto suo, Flynn ospita una volta al mese un ‘supper club’ casalingo: Eureka è la venue che trasforma la casa di famiglia di San Fernando Valley (North Hollywood, Los Angeles – California) in un piccolo ristorante, dove una ventina di persone al massimo possono assaggiare un menù composto da 8 a 10 piatti. Si cucina in camera sua e si serve in salotto: i genitori hanno contribuito a sviluppare la passione del figlio soddisfacendo le sue esigenze pratiche, e trasformando alcune stanze della grande abitazione in aree di lavoro, anche perché alcuni piatti che Flynn inventa richiedono fino a una settimana di preparazione. Oltre alla cucina attrezzata come un ristorante stellato il giovane chef ha un suo ‘laboratorio’, un luogo dove pensare, creare, ideare.
Il sostegno dei genitori è stato cruciale non solo per l’investimento economico, ma per i contatti: la madre è una film-maker, il padre un fotografo, e nel bel mezzo di Hollywood, Beverly Hills e limitrofi non poteva che giovare all’espandersi della sua fama. Chi ha cenato da lui riporta tra i nomi dei clienti attori, produttori, imprenditori di ogni genere. Insomma un talento innato ma anche una buona dose di possibilità, oltre che un curioso faccino lentigginoso, fanno di Flynn McGarry per ora il più prodigioso chef-bambino del mondo; in futuro chissà se le mitiche ‘stelline’ Michelin pioveranno su di lui oppure l’eco del mito si sgonfierà una volta raggiunta l’età adulta?