Se negli Usa le bufere di neve inducono a passare maggior tempo sotto le lenzuola, gli italiani, popolo di amatori con la “A” maiuscola, non potevano essere da meno. I dati parlano chiaro: siamo uno dei popoli che fa più spesso l’amore, battendo Francia e Germania, ma anche i Paesi Scandinavi, un tempo luogo mitico dell’amore libero e disinibito. La classifica viene da C-date (www.c-date.it), il sito di riferimento dei cosiddetti “casual lover” europei, che rende noti i risultati dello studio annuale sui comportamenti sessuali realizzato dal proprio Osservatorio intervistando oltre 8.000 persone, maschi e femmine, di età compresa tra i 20 e i 60 anni di tutta Europa.
Ma in tema di fecondazioni c’è un nuovo dato che riguarda il resto del mondo. Si attesta un incremento delle nascite solo nove mesi dopo una tempesta. In altre parole: la neve e il gelo porterebbero a un “baby boom”. Dovremmo dunque aspettare il ciclo di una normale gravidanza per assistere agli efferri della recende ondata di freddo che ha colpito New York? Probabilmente sì.
Richard Evans, docente di economia alla Brigham Young University, parla di un aumento del 2% delle nascite in base all’orologio delle tempeste tropicali. Nel 2008, insieme a Yingyao Hu e Zhong Zhao, Evans ha pubblicato quello che è considerato lo studio più significativo su come gli eventi catastrofici possano influenzare i tassi di natalità. Spinti da prove aneddotiche intorno alle catastrofi – come il black-out di New York del 1965 al 1995, Oklahoma City – hanno deciso di condurre una più ampia ricerca sul fenomeno. Gli studiosi hanno confrontato i dati della tempesta con i dati di fertilità sulla costa orientale e nelle regioni della costa del Golfo, notando l’aumento di nascite.
Evans parla anche dell’ultima tempesta di neve che può essere a tutti gli effetti del tipo “baby-making”. Il fatto che la maggior parte delle persone tenda a chiudersi in casa, porta a incontrarsi di più. Anche sotto le lenzuola…