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Finocchio, croccante e profumato

Vegetale depurativo per eccellenza, arricchisce i piatti con il suo aroma inconfondibile

Finocchi
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Il suo profumo e sapore lo rendono inconfondibile nel mondo dei vegetali: il finocchio, croccante e aromatico, è uno dei contorni più diffusi sulle nostre tavole. La specie coltivata di finocchio è quella che produce quella grossa guaina bianca da cui parte il fusto, mentre esiste anche un finocchio selvatico di cui si utilizzano i frutti, impropriamente conosciuti come ‘semi’, e la parte erbacea (il finocchio selvatico è spesso chiamato finocchietto, mentre quello coltivato è il classico ‘bulbo’ bianco che si trova sui banchi dell’ortofrutta).
 
Le proprietà del finocchio sono molte, e si legano in particolare ai processi digestivi e alla depurazione dell’organismo. Sgranocchiare un finocchio ad inizio o fine pasto, o bere un infuso di semi, stimola la digestione, riduce gonfiori e produzioni gassose, e allevia malesseri come nausea o crampi. Il finocchio stimola la diuresi, è infatti considerato uno degli alimenti detox per eccellenza, sia crudo che sotto forma di tisana. 


 

Si consuma solitamente in insalata (durante l’inverno l’abbinamento con l’arancia è un classico), ma il finocchio è ottimo anche cotto, lessato, al vapore, gratinato, utilizzato come ripieno di torte salate, aggiunto ai brodi o come base per vellutate profumatissime. Del finocchietto si consumano i frutti (o semi) in infusione, che si possono anche aggiungere a zuppe – eccellente l’accostamento con i legumi – a carni, a piatti di pesce, e, per un tocco fresco e aromatico, anche ai sughi di pomodoro. Del finocchio selvatico inoltre si utilizza la parte erbacea e i fiori, come nella tradizionale pasta con le sarde sicula. 
 
L’aroma di questa verdura è così particolare che un tempo nelle cantine dove si vendeva vino di infima qualità si utilizzava il trucchetto di servire spicchi di finocchio tra un bicchiere e l’altro, perché il suo sapore camuffava il pessimo gusto del vino. E’ da qui che deriva il detto ‘farsi infinocchiare’, cioè farsi fregare.