Fa parte della grande famiglia dei cavoli, ed è il ‘gemello’ della verza: il cavolo cappuccio si distingue da quest’ultima semplicemente per le foglie lisce invece che increspate e di colore tendente al bianco piuttosto che al verde. Di forma appallottolata e ben chiusa, il cappuccio ha una consistenza molto croccante se consumato crudo, mentre diventa tenero quando viene cotto.
Molto noto in tutta Europa, particolarmente nelle regioni centrali, dove viene proposto sotto forma di crauto, o sauerkraut per chiamarlo alla tedesca, ovvero cavolo acido: il nome deriva dal fatto che l’ortaggio viene tagliato a striscioline sottili e lasciato fermentare per circa due mesi. Questo metodo di preparazione e conservazione altera il sapore rispetto al cavolo cappuccio crudo, rendendolo più salato e aspro, ma non intacca le sue proprietà nutritive. Al contrario, il crauto è un alimento ricco di vitamine e minerali, che favorisce la funzione digestiva e rinforza la flora intestinale, proprietà che nell’ortaggio cotto vengono compromesse. I crauti sono una preparazione diffusissima in Germania, in Austria, in Ungheria, in Polonia, in Slovenia, in Russia, ma non mancano ricette regionali anche in Italia, come la famosissima cassoeula lombarda e molti contorni tipici del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia.
Tornando al cavolo cappuccio crudo, come nel caso della verza questo ortaggio si raccoglie in inverno ma alcune varietà maturano anche a primavera. Sopporta molto bene il freddo (non a caso è diffuso in Paesi dagli inverni rigidi), ed è stato storicamente uno dei pochi alimenti in grado di fornire vitamine e durante i mesi freddi. E’ ricco di vitamina A e C, e apporta molti elementi minerali, soprattutto ferro e potassio, oltre ad essere un ottima fonte di fibre, utili a regolarizzare il transito intestinale. Immette nell’organismo moltissime sostanze antiossidanti, tar cui le sopra citate vitamine, il betacarotene, i fenoli.