L’articolo 1 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea stabilisce che la dignità umana è inviolabile; essa deve essere rispettata e tutelata. L’articolo 2 garantisce il diritto alla vita e l’articolo 4 la proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti. L’articolo 21 riconosce il diritto alla non discriminazione fondata sul sesso e l’articolo 47 assicura il diritto di accesso alla giustizia.
Eppure, secondo i dati della European Agency for Fundamental Rights, circa 13 milioni di donne nell’UE hanno subito violenza fisica nell’ultimo anno. Questo dato corrisponde al 7 % delle donne di età compresa fra i 18 e i 74 anni. E sono circa 3,7 milioni le donne che hanno subito violenza sessuale, pari al 2 % delle donne di età compresa tra i 18 e i 74 anni. Circa il 12 % delle intervistate, invece, ha indicato di avere subito una forma di abuso o atto sessuale da parte di un adulto prima dei 15 anni, percentuale che corrisponderebbe a 21 milioni di donne europee. E si parla soltanto dei casi denunciati.
Secondo i dati Istat, in Italia una donna su tre – tra i 16 e i 70 anni – è stata vittima nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Quasi 7 milioni. Michelle Bachelet, Vice Segretario Generale e Direttore Esecutivo di UN Women, l’agenzia che l’ONU ha istituito di recente, ha affermato che, sebbene ci siano stati notevoli progressi nelle politiche nazionali volte a ridurre la violenza sulle donne, molto rimane ancora da fare. Più di cento paesi sono privi di una legislazione specifica contro la violenza domestica e più del 70 % delle donne nel mondo sono state vittime nel corso della loro vita di violenza fisica o sessuale da parte di uomini.
Il 25 novembre si ricorda, in tutto il mondo, l’assassinio delle tre sorelle Mirabal, avvenuto nel 1960 durante il regime domenicano di Rafael Leonidas Trujillo. Dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha reso istituzionale questa giornata, invitando tutti, dai governi ai media, a sensibilizzare la società sulla violenza di genere. Diamogli un senso: impariamo a parlarne. E ad ascoltare. Diamo valore non soltanto alle parole, ma anche agli sguardi, per cogliere le urla di dolore di chi abbiamo accanto. Facciamo la differenza. A volte basta davvero poco.
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