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Quirinale al femminile

Una donna come Presidente della Repubblica. Che sia la volta buona?

Statua del quirinale
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Ufficialmente iniziato il toto nomi per il Quirinale, si sente sempre più spesso auspicare una presenza femminile come nuovo Presidente della Repubblica. E non sono solo donne ad incoraggiare questo cambio di rotta, ma anche diversi, e in alcuni casi inaspettati, uomini. Non c’è mai stata in Italia una donna a ricoprire la più alta carica dello Stato, e non c’è nemmeno mai stata una Presidente del Consiglio dei Ministri, il che la dice lunga sulla questione della parità di genere nel nostro paese. Ci sono state delle nomine al Colle in passato, quella di Nilde Iotti (primo Presidente della Camera, il ruolo massimo a cui fino ad oggi hanno potuto aspirare le donne in politica) e di Tina Anselmi (prima donna a capo di un Ministero), ma ad una analisi in retrospettiva non è difficile capire come si trattasse di nomi proposti in modo superficiale, quasi gesti di cortesia (raccolsero un pugno di voti). Vi fu poi Rosa Russo Jervolino che batté il ‘record’ con la sua nomina che guadagnò 16 voti. Insomma nomine di facciata, mai prese davvero sul serio dalla stragrande maggioranza dei colleghi uomini che risiedono tra le file del Parlamento. Anche poco tempo fa, quando fu necessario il cambio alla presidenza del Consiglio si parlò molto di donne, ma alla prova dei fatti nessuna venne presa in seria considerazione.

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Insomma, fino ad oggi l’ipotesi di un Presidente donna è stata solo paventata quasi fosse una bandiera delle pari opportunità da sventagliare per mettere a tacere le richieste di un’ampia fetta di popolazione, o semplicemente le esigenze delle società moderne ed evolute. Ma nulla di fatto: a parità di meriti una donna viene presa meno sul serio di un uomo. Dunque queste che inizieranno il 29 gennaio potrebbero essere le elezioni decisive per il cambio di rotta? Può finalmente l’Italia scrollarsi di dosso i retaggi retrogradi e maschilisti che ancora l’attanagliano in molte sfere pubbliche e private? I nomi più quotati, ad oggi, sono 3, dovendo per forza di cose escludere Emma Bonino, la candidata ideale per molte fazioni politiche, già nominata in passato (e naturalmente bruciata con pochi voti), purtroppo impegnata a combattere il tumore che l’ha colpita. Quotatissimo il nome di Anna Finocchiaro, senatrice PD, che potrebbe accontentare un po’ tutti, sia a destra che a sinistra che al centro, con una lunga esperienza politica, mani in pasta per quanto riguarda riforme e legge elettorale, ex magistrato che da sempre ricopre ruoli importanti nel Partito Democratico ma non ha mai preso posizioni estremiste. Preparata e affidabile, l’unica ‘ombra’ nel suo passato è quella di aver utilizzato la scorta per andare all’Ikea, caso che ha alzato un polverone sull’uso improprio dei mezzi dello Stato, da cui lei si è difesa affermando che vivere sotto scorta significa anche questo, andarci a fare shopping, per necessità e non per volontà. E’ tuttavia certo che MS5 non farà sconti e si opporrà alla sua nomina. C’è poi un altro nome che circola, quello del Ministro della Difesa Roberta Pinotti, altra candidata a cui né il PD né FI porrebbero veti (il MS5 sì), attualmente impegnata sul fronte anti-terrorismo che dopo gli attacchi di Parigi si è acceso fortemente anche su suolo italiano. Potrebbero però nuocere alla sua elezione la questione dei Marò in India, e il suo scarso appeal politico. Altra nomina papabile è quella della giurista Marta Cartabia, vicepresidente della Corte Costituzionale, vicina all’ala sinistra del mondo cattolico, anche se non sembra una nome particolarmente ‘forte’.

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Ebbene, che sia questa la volta buona? Lo auspicano in molti, per l’Italia sarebbe un passo in avanti verso l’evoluzione della società in senso moderno, nonché un messaggio importantissimo nell’abbattimento dei pregiudizi e degli stereotipi di genere.