Presi come siamo dai tormentoni relativi alla possibilità di elezioni nel nostro Paese, forse in pochi si saranno accorti che ieri una delle più popolose democrazie del mondo – nonché uno dei Paesi con la crescita economica più elevata nonostante la crisi mondiale – si è recato alle urne per eleggere un nuovo presidente. Il Brasile deve scegliere il successore di Lula, e per la prima volta nella sua storia potrebbe eleggere una donna. La vera sorpresa dei risultati del primo turno di ieri però, non è stata la candidata delfina di Lula e probabile prossima presidentessa brasiliana, Dilma Rousseff, ma Marina Silva, ex ministro dell’ambiente del governo Lula, candidata ambientalista del partito dei Verdi.
Marina ha ieri raccolto il frutto di un impegno che la vede da anni in prima linea sul fronte ambientalista in un paese cruciale come il Brasile: il 20% dei brasiliani l’ha premiata per essere stata tra le più strenue nemiche degli interessi economici che stanno distruggendo l’Amazzonia, il polmone verde del pianeta. Una lotta che l’ha vista spesso contrapposta anche ai suoi colleghi di governo, quando questi esprimevano interessi contrari alla causa ambientale e che nel 2008 la indussero alle dimissioni da ministro: l’ultima ferita inferta alla sua amata foresta era la ripresa dei lavori per la gigantesca diga di Belo Monte, già bloccati negli anni ’80 in seguito a una mobilitazione mondiale a cui parteciparono anche molti divi occidentali – tra i quali Sting. La sua principale avversaria in quell’occasione fu proprio Dilma Rousseff, all’epoca ministro dell’Energia e delle Miniere. Da quel momento il dissenso con il Partido dos Trabalhadores – quello di Lula – divenne insanabile, e Marina Silva ne uscì nel 2009 entrando nel partito dei Verdi Brasiliani.
Laureata in storia dopo essere stata analfabeta fino a 16 anni, Marina viene da una famiglia che ha nel suo DNA l’amore per la foresta: i suoi erano seingueiros, raccoglitori di gomma per i quali la lotta contro il disboscamento selvaggio della preziosa foresta era fondamentale, e che per portarla avanti si allearono con gli indios che nell’Amazzonia ci vivono da secoli. Compagna di battaglie di Chico Mendes, il popolare leader di questo movimento che pagò con la vita il suo impegno politico, durante il suo mandato di ministro Marina Silva è riuscita a ridurre del 59% la deforestazione in Amazzonia.
Nel discorso con cui annuncia la sua candidatura alle presidenziali del 2010, oltre a ripercorrere le sue battaglie, griderà con forza: "Voglio essere la prima donna nera a governare il Brasile". Marina Silva di sicuro non otterrà questo ambizioso obbiettivo in questa tornata elettorale: i ballottaggi l’hanno infatti esclusa, ma con il suo 20% di consensi sicuramente aumentano le speranze per la salvaguardia della preziosissima Amazzonia.