Già il libro di Nabokov da cui il film è tratto ebbe numerosi vicissitudini e fu rifiutato per anni prima di essere finalmente stampato dall’Olympia Press di Parigi (specializzata in letteratura erotica e d’avanguardia) nel 1955. E non meno problemi ebbe quindi l’adattamento cinematografico diretto da Stanley Kubrick e che uscì in sala esattamente cinquant’anni fa, nel 1962.
Del resto il tema era (ed è) di quelli scandalosi sul serio: l’amore pedofilo di un professore universitario quarantenne per una ragazzina di tredici anni, sullo sfondo dell’America di provincia degli anni Cinquanta. Fin da subito, già in fase di sceneggiatura, la difficoltà principale fu quindi quella di evitare ogni possibile intervento della censura. E infatti, se rimane un vero e proprio classico proibito, lo è semplicemente per l’argomento che tratta o per l’atmosfera che descrive e non certo per le immagini o per ciò che viene mostrato (che rimane, specialmente visto oggi, incredibilmente casto).
A distanza di cinque decenni, il film di Kubrick rimane comunque uno dei grandi adattamenti letterari della storia del cinema (considerato inoltre che lo stesso romanzo di Nabokov è oggi annoverato tra i capolavori del Novecento), che ha poi (come sempre con il regista americano) imposto nell’immaginario collettive immagini come quella della protagonista, Sue Lyon, con gli occhiali a cuore a un lecca lecca in mano. Non certo la prima o l’ultima lolita del cinema. Vengono infatti in mente la Jodie Foster di “Taxi Driver” o la Natalie Portman di “Leon“, per arrivare alle più recenti Dakota Fanning, sua sorella Elle o Chloe Moretz.