Quando i risultati della ricerca ATLAS e CMS sono stati resi noti, non si è parlato d’altro per settimane. Non accade tutti i giorni che una ricerca scientifica abbia una tale eco, ma la portata della scoperta del Bosone di Higgs è tale da meritare l’attenzione del mondo intero, non a caso è soprannominata ‘particella di Dio’. Il Premio Nobel 2013 per la fisica è andato ai due scienziati che ne hanno ipotizzato l’esistenza, Peter Higgs e Francois Englert, ma da allora è salito alle cronache un altro nome, quello di una donna, una scienziata italiana, Fabiola Gianotti. Nel mondo della fisica il suo volto era già ultra-noto, ma è con l’annuncio nel 2012 della prima osservazione della particella che diventa universalmente conosciuto.
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Fabiola Gianotti ha guidato la squadra di tremila ricercatori che ha condotto l’esperimento ATLAS, e oggi l’importanza del suo lavoro viene riconosciuta con la nomina a direttrice generale del Cern di Ginevra, l’istituto di fisica più importante del mondo, nei sotterranei del quale un paio di anni fa si è lavorato all’epica ‘creazione’ di un buco nero. La scienziata è la prima donna in 60 anni dalla fondazione a ricevere l’incarico, dato che se da una parte sottolinea la connotazione maschile di un ambiente come quello della fisica, dall’altro dimostra che se si ha una mente brillante e una grande dedizione i traguardi si raggiungono e incoraggia le studentesse ad intraprendere il cammino della scienza. Fabiola Gianotti ha affermato più di una volta di non aver mai subito alcuna discriminazione in quanto donna, che anzi trova il Cern l’esempio di come le differenze siano un valore: ama citare la multietnicità dell’istituito, la varietà di nazionalità, religioni, età, sesso, di livelli di carriera che si trovano tutti insieme a collaborare nel brulicante mondo della fisica.
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Dopo anni a capo di un team di migliaia di persone ha compreso che l’eterogeneità è fondamentale, che un’idea brillante di uno studente vale quanto quella di uno scienziato affermato, ma ha anche imparato ad esercitare la sua dote di ‘leader giusto’, sempre disposto ad ascoltare le opinioni degli altri (tanto che furono i suoi colleghi stessi ad eleggerla per un secondo mandato a capo della squadra). Quando parla dell’esperimento usa sempre il plurale, sottolineando come sia stato il lavoro di squadra ad ottenere il risultato, non certo uno o due nomi. Alla cerimonia di nomina del suo nuovo ruolo di direttrice generale (incarico che comincerà nel 2016), ha affermato di avere quattro parole chiave in mente: scienza, tecnologia, formazione e pace. La ricerca al servizio della pace, la scienza come strumento di evoluzione umana, un concetto che le conferisce un valore umano che va oltre la genialità della sua mente.
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52 anni, nata a Milano da padre geologo e madre letterata, racconta di essere rimasta folgorata da Einstein e dalla biografia di Marie Curie, che le hanno aperto il mondo della fisica. Affascinata dalla filosofia, amante della musica (è diplomata in pianoforte) Fabiola Gianotti ha scelto la via della scienza, e titolo dopo titolo, è approdata al Cern con una borsa di studio, da dove ha iniziato la scalata al successo. Che tuttavia non le ha tolto un briciolo di umiltà, nonostante i riconoscimenti, tra cui il TIME che le ha dedicato una copertina, Forbes che l’ha indicata come una delle donne più potenti del mondo, e i comitati scientifici del pianeta che la osannano. E quando una donna arriva tanto in alto in un universo di uomini grazie al cervello, pur conservando un encomiabile aspetto umano, è una piccola vittoria per tutte le donne, che impone una riflessione ulteriore su tutte le bambine nel mondo che non hanno diritto allo studio.