Di compleanni così se ne festeggia uno ogni secolo, non solo per il traguardo anagrafico, ma anche perché, a volerne ripercorrere le tappe umane e professionali non basterebbero altri 100 anni. È quel che succede quando, individuato l’obiettivo di una vita, lo si persegue dedicandogli instancabilmente ogni fibra del proprio essere, con tenacia e sacrificio, dimenticandosi anche di se stessi. Persino quando i riconoscimenti, sull’esile e granitica Rita Levi Montalcini ne sono piovuti a centinaia, rischierebbero d’offuscare, col loro portato d’orgoglio individuale, la vista di una missione che va ben oltre un premio Nobel.
Per questo motivo a Stoccolma, il 10 dicembre del 1986, una quasi ottuagenaria Montalcini, accoglieva senza sfoggio d’entusiasmo il massimo riconoscimento che coronava la scoperta a cui da decenni dedicava il suo lume superiore. Una verità infinitesimale, scovata tra i neuroni negli anni ’50: il fattore di crescita, NGF (Nerve Growth Factor), che oggi costituisce la speranza reale contro le malattie neurodegenerative. E pensare che alla ‘ricerca pura’ Rita Levi si era lanciata proprio nel periodo in cui, sfuggendo alle leggi razziali che l’avevano colpita dal ’38, lasciava l’apprendistato ospedaliero per riparare in Belgio insieme al suo mentore Giuseppe Levi.
Non era certo la prima volta che Rita, nata a Torino il 23 aprile 1909 da una famiglia laica dell’alta borghesia ebrea, trasformava la difficoltà in uno stimolo all’affermazione delle proprie attitudini. Suo padre, l’ingegnere Adamo Levi, nutriva per lei e per la sua gemella aspirazioni tradizionaliste di moglie e madre che entrambe avrebbero sacrificato sull’altare della conoscenza e dell’arte. Così, mentre Paola si affermava come stimata pittrice, Rita si laureava in Medicina per aiutare i poveri e i sofferenti.
Con l’invasione tedesca del Belgio nel 1940 Rita Levi Montalcini fa ritorno a Torino e allestisce nella sua stanza il minuscolo laboratorio in cui comincia a studiare gli embrioni di pollo. Dopo una parentesi partigiana fiorentina in cui collabora con i compagni per la falsificazione di documenti, è la volta di Saint Louis, dove per 20 anni continua gli studi neurologici giungendo all’epocale scoperta. Un ‘cervello in fuga’ ante litteram, sebbene per ragioni diverse da quelle che spingono oggi migliaia di giovani italiani ad esercitare altrove il proprio talento, che appena possibile tornava alle patrie scienze. Come negli anni ’60, quando, sull’onda di un nuovo positivismo, riapprodava in Italia per dare il suo prezioso contributo alla ricerca.
Gli studi continuano, con l’equipe dell’IBC trainata dall’entusiasmo vitale di Rita che, nonostante l’età ormai avanzata, non conosce sosta. Si moltiplicano i risultati, nel ’71 s’individua la struttura primaria del NGF e nell’83, grazie alle sue ricerche, gli Usa festeggiano la sintesi della molecola anche nell’uomo, mentre si accumulano i progetti umanitari (come la Fondazione Onlus “Rita Levi Montalicini” per le donne africane) estesi ai popoli più sfortunati del pianeta.
“Un’età ideale per le scoperte”, commenta oggi i suoi primi 100 anni con la solita leggerezza testimone di un cervello ben lontano dalla “pensione”. Lo dimostra l’attività incessante che, tra innumerevoli cariche istituzionali (come presidente, docente e superesperto dei più prestigiosi centri di ricerca italiani), illustri pubblicazioni e lauree honoris causa delle più prestigiose università internazionali, continua a nutrire un umanesimo privo di retorica. Mentre la poltrona di Senatore a vita (ricevuta nel 2001) è solo l’aspetto più visibile del suo volto pubblico. Di un ruolo che, nonostante i tentativi di politici abbietti di ridimensionarne l’apporto morale, scientifico e culturale, scatena levate di scudi a difesa del suo indiscutibile valore e della ricerca di cui è simbolo mondiale.
Buon compleanno, dunque, alla donna, scienziata, professoressa che, dopo il maestoso concerto in suo onore, tenutosi il 18 aprile al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, continua i meritati festeggiamenti. Rita Levi Montalcini concluderà con un discorso, sia il convegno sull’NGF del 21 aprile presso l’EBRI (ingresso e partecipazione liberi), che l’incontro in Campidoglio del 22 intitolato “The Brain in Health and Disease”.