Tra attori e politica il passo non è poi così breve: ci sono stati attori che sono diventati figure di spicco della ‘ragion di stato’, ci sono interpreti impegnati in cause più o meno politicizzate, o che ricoprono ruoli in film dal messaggio politico, ma pochi sono palesemente identificabili in un ideale come John Wayne. Il grande attore americano, ufficialmente una delle leggende del cinema, si associa immediatamente alla politica conservatrice, di cui si fece vero e proprio emblema sullo schermo. E’ proprio la palese fede politica della star, e alcune considerazioni sulla sua vita che si possono trarre da essa, il fulcro della biografia da poco pubblicata ‘John Wayne: The Life and Legend’ scritta da Scott Eyman ed edita da Simon & Schuster.
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Un libro che riaccende il dibattitto sul conservatorismo reazionario di un attore che è tutt’ora simbolo del cinema americano. Si dice che John Wayne abbia sempre interpretato sé stesso nei numerosi film che lo hanno visto protagonista: come era lui nella vita, anche i suoi personaggi incarnavano patriottismo, orgoglio, rigore, un eroe senza macchia disposto a piegarsi di fronte a niente e nessuno. Tantissimi i ruoli che lo vedono calzare i panni del cowboy nei western, in particolar modo fruttuoso fu il legame con John Ford, ma non mancarono parti in film di altro genere. Rifiutò ruoli che secondo lui trasmettevano sentimenti anti-americani (come quello di protagonista in ‘Tutti gli Uomini del Re’, che valse l’Oscar a Broderick Crawford), e si impegnò particolarmente nel promulgare le sue idee pro-guerra in Vietnam con la controversa pellicola ‘Berretti Verdi’ del 1968. Quest’ultima, in cui Wayne si cimentò dietro la macchina da presa, gli alienò una grossa fetta del pubblico americano, soprattutto quello giovane che all’epoca disprezzava l’operato della politica statunitense nel sud est asiatico. Si lasciò andare ad opinioni infelici sulla ‘supremazia bianca’ e indiani d’America in un’intervista a Playboy del 1971, nella quale giustificava la guerra in Vietnam con discutibili teorie sulla necessità di non lasciare ruoli di comando a persone irresponsabili e non educate. In un’altra intervista alla stessa rivista 3 anni prima si era schierato contro le politiche di assistenza sociale. Ancora, ricoprì un ruolo attivo nella Motion Picture Alliance for the Preservation of American Ideals, un’associazione che si occupava di sradicare gli ideali comunisti da Hollywood.
Insomma The Duke, come veniva soprannominato sin da ragazzino, quando utilizzava ancora il suo vero nome Marion Mitchell Morrison, oltre ad aver avuto una delle più proficue carriere nella storia del cinema è stato anche uno dei più schierati attori americani, e la biografia di Scott Eyman ripercorre la sua vita privata e le sue scelte analizzandole nell’ottica dell’eroe conservatore che incarnava, adducendo la tesi che in lui vi fosse un conflitto interiore dovuto ad alcuni momenti in cui ‘tradì’ i suoi stessi ideali. Non è la prima biografia dedicata a John Wayne, ma si preannuncia come una delle più controverse perché va a toccare tasti sensibili per la politica, l’opinione pubblica, il sentire comune, gettando una nuova luce su un mito mai tramontato.
Scott Eyman
‘John Wayne: The Life and Legend’
Simon & Schuster 2014