Con alle spalle una storia di ben 55 anni lei, la bambola più amata della storia, Barbie, sembra non voler andare in pensione, trova sempre un modo per far parlare di sé. Dopo aver cambiato abiti, macchine, case e fidanzati, ora la questione riguarda la sua professione: se ogni bambina vede la bionda mozzafiato come l’essere perfetto, fortunata in tutto e per tutto, la realtà sembra voler raccontare una storia diversa facendola inciampare in qualche piccolo ostacolo.
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Proprio così, la notizia arriva dalla serie di libri illustrati proposti dalla Mattel “I Can Be..”, venduti on line sul sito Amazon, in cui la diva di plastica sembra brillantemente riuscire in ogni professione, dalla medicina alla politica, dal mondo dello sport alla moda ma i nodi vengono al pettine nel momento in cui si confronta con il campo dell’ingegneria informatica: qui casca l’asino. A quanto pare Barbie, nel mettere a punto un gioco finalizzato a spiegare ai bambini come funzionano i computer, necessita del supporto di un team di uomini così come per risolvere i problemi al pc causati da un virus.
Sfogliando le pagine del libro sembra infatti che la stessa professionista dichiari che i suoi meriti siano legati solo all’ideazione del progettoa in quanto, tra il dire e il fare, deve appellarsi a Steven e Brian, coloro che dovrebbero concretamente realizzarlo. La notizia ha fatto storcere il naso a una mamma, la signora Pamela Ribon, grafica dei Walt Disney Studios nonché mamma di una bambina di due anni, grande fan di Barbie, che ha diffuso tramite il suo blog l’accusa sessista rivolta dalla Mattel nei confronti di una donna ingegnere.
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Solo perché è bionda e con un corpo da urlo non è giusto che si porti dietro, a vita, l’immagine stereotipata di donna tutta fumo e niente arrosto. La polemica ha fatto il giro del web tanto da portare il movimento femminista “Feminist Hacker Barbie” a creare un sito al fine di dare un lieto fine al racconto e portare a dimostrare che Barbie è perfettamente in grado di svolgere in maniera indipendente le mansioni che le competono: tutti gli utenti sono invitati a riscrivere alcune parti del testo, associandole alle immagini originali del libro.
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La Mattel, dato il polverone sollevato, non poteva che diffondere le proprie scuse attraverso la pagina Facebook ufficiale di Barbie: “Crediamo che le ragazze debbano essere spinte a pensare che tutto è possibile e a credere che vivono in un mondo senza limitazioni”. “Ci scusiamo del fatto che questo libro non rifletta questa convinzione. Tutti i titoli di Barbie d’ora in avanti saranno scritti per ispirare l’immaginazione delle ragazze e rappresentare un personaggio di Barbie capace e sicuro di sé”.