Si dice che la sofferenza è una componente imprescindibile dell’arte, sia essa causata dall’amore, dalla psiche, dal contesto sociale, dalla malattia. Nel caso di Frida Kahlo la vita è stata tanto inclemente quanto il genio artistico incontenibile: nessuna come lei ha tratto dai travagli dell’esistenza tanta energia, tanta passione, tanta forza. Un fisico danneggiato, letteralmente fatto a pezzi, che la farà soffrire per sempre, un amore leggendario ma tormentato, l’accanimento di un destino che non le permetterà mai di diventare madre nonostante il grande desiderio. Frida Kahlo non ha potuto sconfiggere i suoi mali, ma ha trovato un modo per trasformarli, per renderli arte, per imprimere il suo nome a caratteri cubitali nella storia artistica mondiale. Le opere della più grande pittrice messicana arriveranno presto in Italia in occasione di due mostre che si susseguiranno, a Roma presso le Scuderie del Quirinale e a Genova presso Palazzo Ducale.
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L’incidente che cambiò per sempre la sua vita, avvenuto a quasi 18 anni, la ferì al punto da credere impossibile un recupero: decine di fratture, di cui tre alla colonna vertebrale, un corrimano di ferro (si trovava su un bus) che la trafisse dal fianco alla vagina, deformando per sempre i suoi organi riproduttivi, la costrinsero a letto per mesi. Ma è proprio da quel letto che nacque la sua arte, grazie ad un sistema di baldacchini, corde, specchi e sostegni che il padre e la madre ingegnarono ed allestirono nella mitica Casa Azul, oggi museo, di Coyoacan, Città del Messico. Nelle sue opere è stato rappresentato il corpo femminile come mai prima di allora: in una storia dell’arte in cui la prospettiva sul corpo delle donne era eternamente maschile, lei ha saputo segnare una svolta totale, ritraendo il suo fisico straziato dalle operazioni chirurgiche, dalla fragilità, dalle cicatrici. Ha ritratto con crudezza il dolore per le gravidanze interrottesi spontaneamente, una dopo l’altra, a causa dei danni fisici che non le permisero mai di avere figli. Autorappresentazione come urlo di dolore, ma anche come accettazione, esternazione, rivoluzione femminile, emancipazione, e dichiarazione di valori. Non mancano mai nelle sue opere i riferimenti al Messico, alla cultura popolare, alla natura, agli animali, allo splendore delle civiltà indigene.
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Generalmente inquadrata nella sfera del surrealismo, ha lasciato a bocca aperta artisti del calibro di André Breton e di Savador Dalì, ha frequentato brevemente i caffè letterari parigini, ma si è resa conto di non farne parte. Da un lato, affermava lei stessa, non si sentiva surrealista: ciò che dipingeva era realtà, non subconscio. Dall’altro, disprezzava l’atteggiamento chiacchierone che permeava l’ambiente intellettuale europeo, criticandone gli esponenti per l’essere buoni solo a parlare. Spettegolavano di rivoluzione, diceva, ma non muovevano un dito per farla, atteggiamento che lei, autoproclamatasi ‘figlia della rivoluzione messicana’, tanto da voler cambiare la data di nascita al 1910 (anziché il 1907 come da anagrafe) deprecava. Lei che frequentò assiduamente circoli politici in quanto attivista, lei che ospitò ed ebbe una relazione con Lev Trotsky, lei che con il marito Diego Rivera partecipò, informò, si prodigò per il socialismo.
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E lui, Diego, l’altro tassello fondamentale della sua esistenza, il grande amore tormentato, fatto di tradimenti perpetui, spesso vicendevoli, sempre perdonati, anche se uno più doloroso di tutti minò seriamente le già precarie condizioni di salute ed emotive di Frida. Parliamo della relazione che Rivera ebbe con Cristina Kahlo, sorella di Frida, che provocherà il divorzio. Ma Frida e Diego non riescono a stare lontani: amore e arte si fondono l’uno nell’altra, e si risposano a distanza di un anno.
Un mix di estetica a dir poco originale (le foltissime sopracciglia, le acconciature piene di fiori, i coloratissimi abiti ispirati alla tradizione messicana modificati appositamente per nascondere i suoi difetti fisici, alternati a periodi ‘maschili’), una visionaria capacità di autorappresentarsi, i valori mai traditi, hanno dato vita ad una vera e propria icona per l’arte e per le donne in generale. Nonostante la sofferenza fisica abbia pervaso ogni minuto della vita di Frida Kahlo, è per la forza che viene ricordata, unita al talento e al coraggio di mostrarsi in tutto il suo dolore. Tanto che alla prima mostra personale organizzata a Città del Messico si presentò con il letto dove era costretta a stare. Fu piuttosto tardi che il mondo le riconobbe i suoi meriti, forse oscurata dalla fama del marito, o forse per una società non ancora pronta alla sua arte avanguardista, tuttavia è oggi un’icona dell’arte, ma anche delle donne in generale.
I capolavori della pittrice messicana sono in esposizione presso le Scuderie del Quirinale di Roma dal 21 marzo al 31 agosto 2014, in un percorso espositivo che metterà in evidenza il rapporto di Frida con i movimenti artistici dell’epoca. Mentre dal 20 settembre al 15 febbraio 2015, Palazzo Ducale a Genova presenterà Frida Kahlo e Diego Rivera, mostra che racconta l’universo privato di Frida e il rapporto con il marito.