Hollywood restringe i ruoli affidati alle donne mature, e lei continua a lavorare con successo. La moda intìma che con un incarnato chiaro come il suo, dovrebbe forse sceglie sfumature intense, brune, a contrasto con il pallore del viso e il chiarore dei capelli, e lei si presenta al Festival di Venezia con un abito giallo chiaro, quasi limone.
Il glamour dei grandi eventi, detta le regole in fatto di make-up, con ciglia finte in abbondanza, trucchi elaborati, e la Swinton invece affronta il red carpet quasi senza trucco, portando con orgoglio il proprio volto da splendida cinquantaquattrenne e anche le rughe connesse al fatto di aver semplicemente vissuto. Soprattutto, mette da parte il proprio ego di attrice e nel film A bigger splash di Luca Guadagnino, presentato domenica 6 settembre al Festival, diventa afona in una Pantelleria capace di risvegliare i sensi più profondi. E ancora i motivi di un anticonformismo militante sono palesi.
In uno show business che vuole rinnovamenti di immagine sempre più veloci, l’attrice da anni ostenta un look androgino e un taglio a doppia velocità, corto alla base e lungo in cima alla testa, che conferma la poca voglia di uniformarsi alle mode e potersi così permettere una personalità estetica che va decisamente controcorrente.
E, tra le altre cose, in occasioni tutte segnate dal glamour, non ha paura di prendersi l’onere di sfruttare un palcoscenico internazionale per parlare di scottanti temi attuali. E allora, durante la conferenza di presentazione del film in concorso, coglie l’occasione per parlare del tema dei migranti, suggerito ed evocato da alcuni momenti della pellicola.
E lo fa sottolineando una differenza di linguaggio, che dimostra una grande conoscenza dell’argomento “immigrazione”. “Smettiamo di chiamare queste persone immigrati. Sono rifugiati.“. E se la stampa ha finito per fischiare durante la proiezione del film, l’allure di una dive decisamente fuori dagli schemi, non credo possa essere messo in discussione.