Il riciclo è un dovere, e il riuso in modo creativo dei materiali di scarto la sua arte. Ridare vita agli oggetti che in apparenza hanno raggiunto la fine dei loro giorni è una pratica che molti artisti e stilisti mettono in atto. La nuova frontiera del riciclo guarda all’edilizia, e propone soluzioni originali per costruire abitazioni che da un lato rientrano nel ciclo del recupero degli scarti, quindi diventano sostenibili da punto di vista ambientale, e soprattutto abbattono i costi in maniera esponenziale dato lo scarso valore dei materiali stessi. Che di solito vengono reperiti in loco, quindi contemplano solo un dispendio minimo di energia nel trasporto. Non tutti i materiali si equivalgono dal punto di vista qualitativo, ma in generale dietro questa edilizia da riciclo esistono degli studi che cercano sempre di integrare la costruzione con l’ambiente circostante.
Di recente a Roma ha fatto notizia l’edificazione di una casa in paglia, nel quartiere del Quadraro, ma certo non il primo esperimento in Italia (un architetto di Portogruaro, Venezia, ne è il precursore). E non parliamo della capanna dei ‘Tre porcellini’, ma di una struttura resistente, nata da materiali (le balle di paglia) economicissimi, resistenti, isolanti sia dal punto di vista termico che acustico, traspiranti, ecocompatibili, resistenti alle vibrazioni sismiche. Insomma sarebbe la manna dal cielo per tutti i paesi dove c’è instabilità climatica e mancanza di soldi per erigere col mattone.
Ma dalla paglia passiamo alla spazzatura vera e propria, fonte quanto meno sottovalutata di materiali ed energia. Le lattine per esempio sono il mattone di diverse costruzioni in giro per il mondo: esiste una casa costruita con latte di pomodoro in Patagonia, e una con 50.000 lattine di birra in Texas. Anche le bottiglie di plastica sono un possibile materiale edile, prova lo è una scuola di San Pablo, nelle Filippine. O come ha dimostrato una famiglia di Puerto Iguazu, Argentina. Pensate che solo negli Stati Uniti vengono consumate fino a 70 milioni di bottiglie di plastica al giorno, e non tutte (anzi) finiscono nel cassonetto differenziato.
Le bottiglie possono essere anche di vetro, e non ci si costruiscono solo case: in Thailandia si erge un tempio Buddista creato con circa un milione di bottiglie di birra e decorato con i tappi. Non è uno scherzo, si tratta del tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew, a circa 600 km da Bangkok, ed è sorto negli anni Ottanta, quando si procedette a costruire il rifugio per le monache con le bottiglie di scarto. La gente del luogo cominciò a donare le proprie bottiglie vuote per contribuire all’edificazione, e di li a breve furono così tante che il miracolo edilizio continuò, fino a dar vita ad un tempio maestosamente decorato.
Anche i pneumatici, vero cruccio ambientale in quanto difficilissimi da smaltire, possono fungere da mattone, prova lo è una scuola in Guatemala e diverse case a costo zero che sono sorte ad Haiti dopo il devastante terremoto del 2010.
Se lo trovate strano forse non avete mai sentito parlare del Key Card Hotel, un Holiday Inn di Manhattan, nel cuore di New York, costruito interamente con le schede inutilizzate, quelle che negli alberghi fungono da chiave. In realtà si è trattato di un evento dimostrativo, che ha aperto le porte per soli 5 giorni, ma ha mostrato come sia possibile recuperare praticamente tutto con un po’ di ingegno e buona volontà.
Le idee sono tante, i materiali disponibili infiniti (ci sono i container delle navi, le barche, le carlinghe degli aerei, per non parlare del semplice legno di scarto), occorrerebbe solo che questo tipo di edilizia venisse promosso di più e facilitato da burocrazie varie. Chissà che nel futuro, visto i tempi che corrono, per lasciare in eredità una casa ai nostri figli non dovremmo mettere da parte l’immondizia anziché il conto in banca? Tra lobby edilizie, appalti truccati, banche in crisi e conti in rosso, potrebbe essere davvero la soluzione.