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Il sessismo al cinema si valuta con il Bechdel Test

Da una graphic novel della fumettista Allison Bechdel, nasce un indice che valuta il ruolo femminile nei film

 Cate Blanchett
Blue Jasmin

Da un’idea talentuosa nasce una piccola rivoluzione femminista: la fumettista Allison Bechdel, che nel 1985 guadagnò una notevole fama grazie alla serie ‘Dykes To Watch Out For’, ha dato lo spunto a quello che oggi viene definito Bechdel Test, ossia un metro di giudizio per capire il grado di sessismo in un film. Due protagoniste del suo fumetto (incentrato sulle vicissitudini di un gruppo di donne lesbiche) passeggiano quando una chiede all’altra: ‘Andiamo al cinema?’. La risposta dell’altra diventerà la base per l’indice Bechdel, ossia: ‘Io guardo solo film che rispondano a tre requisiti: che ci siano almeno due protagoniste femminili, che parlino tra loro, e che l’argomento non siano gli uomini’.

Da allora questo tipo di valutazione viene applicata in maniera da un lato ironica, dall’altro emblematica, a tutte le pellicole in uscita. Il test di Bechdel diventa così lo specchio dell’industria cinematografica, dove la maggior parte dei protagonisti dei film sono uomini, specie quando si tratta di salvatori del mondo o eroi a vario titolo, e le donne fanno semplicemente da corollario. Anche quando la protagonista è femminile, si trova spesso circondata da un mondo di soli uomini. E quando le donne sono più di una, raramente interagiscono per qualcosa che non riguardi i maschi. Questo è quello che emerge dall’applicazione dell’indice Bechdel, che oggi viene utilizzato da alcuni cinema svedesi (e dove sennò?), con l’intento di proiettare storie che contengano punti di vista femminili. Per ora sono quattro i cinema che si attengono strettamente al principio di Bechdel, mentre l’Istituto di cinema svedese ha adottato un criterio secondo cui una domenica al mese devono essere proiettati film che ottengono i migliori punteggi al test.

Sul sito che raccoglie tutti i test fatti ai film, Bechdeltest.com, è possibile non solo leggere quali pellicole superano i tre requisiti e quali no, ma anche i dubbi, i dibattiti, le argomentazioni di chi partecipa alla discussione. Tra i film del 2013 in cui due donne sono protagoniste, parlano tra loro e non solo di uomini, spiccano La Vita di Adele, The Counselor, The Bling Ring. Mentre tra le pellicole fresche fresche di Oscar o di nomination troviamo 12 anni schiavo (con reomore) e American Hustle (ma se andate a leggere i commenti, sono molte le critiche), Blue Jasmin, Dallas Buyers Club, mentre non passano il test The Wolf of Wall Street e Her. Non passa nemmeno Gravity, ma anche qui la questione è controversa: nel film c’è solo una protagonista, ma in tutta la pellicola gli attori sono 3.

Insomma, ovvio che va preso con elasticità, anche perché esistono film con donne protagoniste di dubbio impegno e pellicole che parlano di uomini di assoluta etica e saggezza. E difatti è questa la critica principale che viene rivolta all’indice, colpevole di essere troppo pragmatico. D’altro canto è un utile mezzo per rendersi conto di come le storie continuino ad essere quasi raccontate esclusivamente da prospettive maschili, sintomo di una cultura che continua inesorabilmente ad essere maschiocentrica.