L’esperimento è andato più o meno così: due studenti vengono invitati a giocare una partita a Monopoli, ma partendo da due presupposti diversi. Uno comincia con un capitale ingente e ogni volta che passa dal ‘Via’ guadagna un tot, l’altro parte con meno fondi e quando fa un giro completo del tabellone guadagna la metà. Man mano che la partita prosegue il primo giocatore, quello ricco, investe sempre di più e dimostra grande intraprendenza oltre che sprezzo del pericolo. L’altro tentenna negli investimenti, e si ritrova a possedere sempre meno pur cercando di difenderlo a tutti i costi. Sul finale, il più benestante dei due non si fa alcun problema a togliere gli ultimi fondi all’avversario ormai in stato di degenza, e anzi accompagna la sua evidente vittoria con gesti e sussulti canzonatori.
Non ci troviamo in una sala giochi ma all’Università della California, a Berkley, dove un gruppo di ricercatori ha studiato per molti anni la capacità che hanno i soldi di cambiare le persone in peggio. Il loro risultato, avvalorato da numerosi studi sui primati, conferma l’equazione ‘più ricchezza meno umanità’. Più si guadagna più si tende a perdere empatia, sensibilità, delicatezza, bontà. Non sarebbe solo un mito delle favole quello della regina cattiva e della serva buona: chi ha meno riesce a condividere di più, sia a livello materiale che emotivo, ed ha più capacità di ‘leggere’ gli stati d’animo delle altre persone. Non è un luogo comune insomma. E chi ha tanto disimpara l’empatia e l’abilità di capire gli altri: ‘se non hanno il pane che mangino brioches’ disse Maria Antonietta.
Senza andare ad addentrarci in discorsi che riguardano multinazionali e poveri del Terzo Mondo, o dirigenti di grosse aziende e cassaintegrati dall’altro, limitiamoci ad osservare alcuni casi eclatanti di ricchezza e ‘stronzaggine’. La storia narrata nel film ‘The social network’ è abbastanza emblematica: Mark Zuckerberg ha aperto Facebook grazie alla sua genialità come programmatore, ma ha chiesto al caro amico Eduardo Saverin di finanziarlo, per poi ridurre a sua insaputa, con una vera trama alle sue spalle, la sua influenza e le sue quote man mano che i capitali dell’azienda si allargavano. L’odore dei soldi ha cancellato la lealtà amicale in un batter d’occhio.
E come non pensare, andando più sul superficiale, alle viziatissime ereditiere, senza arte né parte, che affollano i canali di gossip e, in qualche caso, i canali satellitari con i loro reality? Il binomio ‘ricca e stronza’ non è certo così raro, e senza scomodare la solita Paris Hilton (che negli alberghi richiede dei frigoriferi aggiuntivi per tenerci le sue borse fregandosene totalmente dell’ambiente) ricordate il caso di Tamara Ecclestone a Sanremo 2012? Non solo la ricchissima ereditiera voleva suites private, elicotteri e chi più ne ha più ne metta, ma si ‘innervosiva’ perché Gianni Morandi le parlava in Italiano: forse pensava di condurre Sanremo in inglese o in croato?
O vogliamo semplicemente citare Katy Perry che esige per contratto che l’autista non le parli e non la guardi dallo specchietto retrovisore? O dello schiavismo a cui sono sottoposte le baby sitter di Jennifer Lopez che devono badare ai suoi figli almeno 16 ore al giorno, per non scompensare i poveri pargoli. Certo il fascino della stronzetta a volte è costruito, tanto che Belen (che forse ancora così ricca non sarà, ma di certo non fa la fame) ha dichiarato a proposito delle recenti foto scattate da Douglas Kirkland che d’ora in poi vuole apparire ‘sexy e stronza’.
Naturalmente c’è anche chi tenta di scrollarsi di dosso l’assioma infausto e a suon di azioni benefiche vuole ricordare al mondo che c’è anche chi i soldi li spende sì in capriccetti privati, ma anche in solidarietà. Da Angelina Jolie a Bono Vox, passando per Bill Gates e George Clooney sono tante le star che usano i loro patrimoni per fare qualcosa per il prossimo… certo potrebbero sopperire al Pil di una nazione africana solo con il cachet di una serata qualsiasi, ma tutto sommato è meglio di niente!