La televisione italiana non era abituata a tanto, ancora sbigottiti sono in molti a non credere ai propri occhi, ma Boris esiste davvero. E non delude mai, perché la serie, anzi “fuoriserie” italiana più scorretta di sempre, aggiunge, puntata dopo puntata, nuove invenzioni mirabolanti, nuovi tormentoni, nuove chicche che appassionano e divertono, nonostante tutta l’amarezza di fondo per una paese alla deriva.
E la vita vera si mischia in maniera impressionante con la finzione, e se il regista Renè Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino, abbandona il set per intraprendere la strada del cinema impegnato, allora la serie televisiva si trasforma in un film per il cinema. Lo stesso cast di attori, gli stessi registi e sceneggiatori – Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo e Mattia Torre – la stessa aria scanzonata che però sa far riflettere, in un amalgama perfetto, che funziona dai tempi di “Piovono Mucche”, splendido film del 2003, che vedeva la maggior parte del cast impegnato nella sua realizzazione.
Boris ha creato una folle di appassionati, che accorreranno al cinema il primo aprile, ripetendo come un mantra “dai, dai, dai” e “genio!”, ma al di là dei fanatici e del fenomeno di costume, la pellicola tenta davvero il grande salto, con un film che richiama alla mente la “grande commedia italiana”, pur prendendola in giro. Gli attori sono semplicemente perfetti nei loro ruoli, tanto da non riuscire più, per molti di loro, a separarli dal personaggio, e l’Italia che ne esce fuori è grottesca, sopra le righe, ma crudelmente vera, tanto che tutti ne riconosciamo vizi e difetti, ma, almeno, in questa occasione riusciamo a riderne di gusto e ad amarne le contraddizioni.