La scomparsa Amy Winehouse rivive sullo schermo in una serie di immagini inedite, frammenti di vita che il regista Asif Kapadia, cerca di mettere in ordine con cura e precisione cronologica. Oppure la videocamera si addentra nella storia di Scientology, fermandosi sulla personalità eccentrica del suo fondatore, L. Ron Hubbard. Sono storie, volti, che affascinano perché concentrati sull’aspetto monolitico e personale, di chi ha fatto, nel bene o nel male, la Storia. Oggi il genere biografico al cinema, vive un momento di grande successo, e il pubblico è sempre più avido di conoscere da vicino gli aspetti controversi dei personaggi noti o meno noti, senza rinunciare però al puro aspetto di intrattenimento.
D’altronde siamo nell’era del sapere immediato, del processo didattico racchiuso nella lettura di una pagina Wikipedia, delle nozioni in pillole, e anche il mercato cinematografico si adegua alla narrazione storica concentrata nello spazio di poco più di un’ora di immersione nella sala buia. Eppure, per vedere i risultati di un successo, non c’è bisogno di andare troppo lontano.
A Bologna, dal 5 al 15 giugno, torna il Biografilm Festival, la rassegna italiana dedicata al racconto di vite, con l’ausilio del mezzo cinematografico. E la manifestazione ritorna con una sfida di etica che riguarda un aspetto cruciale della vita moderna. Infatti, il tema di questa undicesima edizione ruota intorno al concetto di privacy e controllo delle informazioni personali, in un tempo in cui tutto è orientato alla riproducibilità tecnica e al diktat della trasparenza. Come si colloca dunque il genere biografico all’interno di questo dibattito, è qual è il confine tra il desiderio di sapere e il rispetto della privacy personale?
Per rispondere, il Festival mette in campo 111 film totali, con 75 anteprime, tra mondiali e internazionali, europee e nazionali, che trasportano il pubblico all’interno di mentalità controverse, spassose, oppure semplicemente “umane”.