Un arrivo al fotofinish ha determinato l’assegnazione della Palma d’Oro di Cannes al miglior interprete maschile: da giorni ormai lo spagnolo Javier Bardem era indicato tra i più probabili vincitori dell’ambito riconoscimento, anche se nelle ultime ore il nome di Elio Germano aveva cominciato a circolare con sempre maggiore insistenza. Alla fine la giuria non ha voluto escludere uno dei due grandi interpreti, optando per un premio ex equo
Entrambi impegnati nell’interpretazione di figure paterne alle prese con le angosce e i drammi che ciascun padre affronta quando si tratta di garantire un futuro migliore ai figli, Bardem e Germano hanno offerto due prove di grandissimo cinema sotto la direzione di due registi che non avevano certo bisogno di conferme. Il messicano Iñárritu, che ha all’attivo capolavori come “Amores Perros” (2000) e “21 grammi” (2003) ha diretto Bardem in “Biutiful”, la dolorosa e spiazzante storia di un padre che deve occuparsi da solo dei suoi due figli – la moglie è psicologicamente instabile – sullo sfondo di una Barcellona cupa e poco turistica, lontana mille miglia dalla movida che tanto piace ai turisti.
Il regista Daniele Luchetti sembra invece essere un vero e proprio portafortuna per Elio Germano, trentenne attore romano già vincitore nel 2007 di un David di Donatello per la sua interpretazione in “Mio fratello è figlio unico”, diretto proprio da Luchetti. Nel film in concorso a Cannes, “La nostra vita”, Germano è un padre che, rimasto vedovo, reagisce al dolore della perdita facendo di tutto per garantire ai figli un futuro migliore, anche a costo di passare sopra la legge e le regole. Lo sfondo è quello della periferia romana, quella che si sta espandendo a vista d’occhio con nuovi quartieri che nascono a contorno di enormi centri commerciali dalla sera alla mattina. Un ambiente che Germano dichiara di aver imparato a conoscere frequentando proprio quei centri commerciali, “per respirare quell’aria, con grande rispetto per una realtà frutto del nostro tempo”.
Una grande soddisfazione per il cinema italiano, dunque, che continua a esportare all’estero vizi e virtù nazionali nonostante i malumori di chi vorrebbe che si raccontasse soltanto l’Italia da cartolina (quella che fa da sfondo, ad esempio, al film di Kiarostami in concorso a Cannes, “Copia Conforme”, che ha guadagnato a Juliette Binoche la Palma d’Oro come migliore attrice). Proprio agli italiani che popolano questo paese più amaro, ma anche più vero Germano dedica il suo premio, perché, come lui stesso ha dichiarato al momento del ritiro della Palma d’Oro, “fanno di tutto per rendere l’Italia un paese migliore, nonostante la loro classe dirigente”.