Cercare di descrivere con poche parole Rossella O’Hara è una missione impossibile: troppe le sfaccettature, le implicazioni di un personaggio tanto articolato e ben costruito. D’altronde l’indimenticabile protagonista di Via col vento, kolossal che questi giorni celebra il 75esimo anniversario, è uno di quei personaggi verso i quali è quasi d’obbligo avere un’opinione, eppure possederne una sola, univoca, è difficile. Scarlett O’Hara (il suo nome in lingua originale) è una donna che si ama e si odia, che si stima per alcuni aspetti e si detesta per altri, in lei ci si incarna e allo stesso tempo si rifugge, perché funge da cassa di risonanza per circa un milione di errori che si possono commettere nella vita, e soprattutto in amore.
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Centinaia di analisi sono state fatte, allora e oggi, sul personaggio interpretato nel film da una strepitosa Vivien Leigh, tanto da arrivare ad inquadrare la ‘sindrome di Rossella O’Hara’. Già, perché Scarlett è l’emblema della donna che vuole a tutti i costi l’unico uomo che non può avere, lasciandosi sfuggire l’amore vero, per poi accorgersene solo troppo tardi, quando né l’uno né l’altro sono disponibili. ‘Domani è un altro giorno’, si consola Rossella, ma intanto ha passato la vita ad inseguire un uomo sposato, Ashley, convinta che lui l’amasse, fiduciosa di poter coronare il suo sogno d’amore, per poi redersi conto di non essere mai stata ricambiata, e in fondo di non averlo mai amato davvero. Solo giunta a questa conclusione capirà che chi le è sempre stato vicino, chi l’ha veramente amata è Rhett Butler (nel film Clarke Gable), che tuttavia è stanco di lei e dei suoi capricci, e la sta giusto giusto per lasciare con un indimenticabile ‘Francamente me ne infischio’.
Rossella non è solo la donna che insegue una chimera per chissà quale ragione inesplicabile (perché è viziata e vuole quello che non ha? Perché è una sognatrice? Perché non ha capito nulla?), ma è anche colei che non riesce a vedere la realtà. O, per meglio dire, Rossella è una persona che vede gli altri solo come le piacerebbe fossero, e difatti non c’è un lettore del libro o un fan del film che riesca a capire cosa ci trovi una come lei in Ashley, per nulla caratterizzato da alcuna dote fascinosa o ammirevole.
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Rossella specchio di molte donne insomma, ma anche di pregi e difetti che dividono i fan e chi la detesta. Per tutto il film, tranne gli ultimi minuti, è una donna egoista, viziata, spocchiosa, vanesia, che pensa a fare soldi anche se significa sfruttare le persone, che patisce la fame per un breve momento della sua ricca vita ma ne rimane traumatizzata come se solo lei avesse sofferto in tutta la guerra, cosa che, nella sua testa, la autorizza a non farsi alcuno scrupolo; è un personaggio che non ha solidarietà nei confronti degli altri ma soprattutto delle altre donne: vuole il marito della sua unica amica, Melania, e in ogni secondo della storia cerca di sedurlo, sarebbe pronta ad accoltellarla alle spalle in un attimo, se solo lui le desse il via il ibera. Ruba il fidanzato alla sorella per ragioni economiche (le può garantire un introito). Non è esplicitamente razzista, ma dà per scontato che i suoi privilegi di bianca ricca latifondista siano sacrosanti.
E’ un’egoista come poche, a tratti addirittura crudele, e questo la rende un’eroina assolutamente atipica, investita di una quantità di difetti difficili da digerire. Ma c’è l’altro lato della medaglia, che, diciamoci la verità, ci consente di ‘perdonarle’ la gigantesca stronzaggine: è una donna fortissima, indipendente, che non ha paura di niente e nessuno, che non abbassa mai la testa, non ha peli sulla lingua e si rifiuta di vestire i panni archetipici della donna di fine ‘800. Non le interessano i giudizi degli altri, e guarda sempre avanti (‘domani è un altro giorno’) con la consapevolezza di chi, in un modo o nell’altro, ce la farà. Non è simpatica, e le sue scelte non sono assolutamente da prendere ad esempio, ma forse è proprio questo che la rende unica, umana. Lungi dalla perfezione, in fondo è una ribelle, anche quando prende decisioni che non ci piacciono: Rossella O’Hara è l’antitesi dell’eroina del filone romantico, colei che sbaglia, sbaglia, sbaglia, fino non avere mai il suo lieto fine.