La spazzatura più spazzatura che c’è si chiama e-waste ed è davvero brutta e cattiva. Non si tratta dei soliti (brutti e cattivi anch’essi) sacchetti di plastica che sgocciolano liquidi inesplicabili, ammassati ai piedi dei cassonetti o gettati lungo le strade e nei campi incolti. Si tratta piuttosto di una spazzatura grossolana ma sottile, altamente inquinante e tossica: i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Per capirsi, i RAEE sono tutto ciò che di pc, telefonia, elettrodomestici, illuminazione e quant’altro che si getta, forse perché rotti o solamente in disuso.
Ebbene, tutta questa chincaglieria fa davvero male a noi e all’ambiente, perché la maggior parte è fatta da prodotti multimateriale: plastica non riciclabile mixata a diversi componenti, spesso miniaturizzati, come rame, ferro, acciaio, vetro, argento, piombo, mercurio. L’alternativa possibile, tolto il cassonetto, è una sola: riciclare. Per comprenderne l’effetto che fa è bene curiosare negli atelier dei designer!
Il giovane portoghese Joao Sabino con l’e-waste ne ha fatta una davvero bella. Si tratta di una collezione di borse che non hanno nulla da invidiare, per design e stile, a quelle dei grandi marchi. Keybag infatti, è un accessorio femminile e glamour, ma anche un elogio al riciclo creativo dell’e-waste. Ogni pezzo è composto da ben 393 ex tasti di tastiere del pc, assemblati tra loro in una trama effetto optical e coloratissimo. Più grande di una pochette, meno della maxi-bag, Keybag è una borsa innovativa, che si fa notare.
A proposito di vecchie tastiere e computer, c’è chi ne ha ricavato addirittura gioielli. Lo stile glamour di Katia Bocchi, designer bolognese che, tra gli altri, collabora con Mandarina Duck e Momaboma, si traduce in ironici bijoux che traggono ispirazione dal riciclo creativo dell’e-waste: sono i keyjewels, orecchini, collane, anelli, gemelli per camicia da uomo realizzati con i pezzi della tastiera. Regalare un ciondolo con il tasto CANC, per esempio, può valere più di mille parole…
Per Rodrigo Alonso l’e-waste, invece, è arredamento. N+ew light, che significa No More Electronic Waste, è una bella lampada in ecoplastica a densità media, quindi traslucida, impastata assieme a pezzetti di rifiuto elettrico ed elettronico colorati, la cui basa è ricavata dal riciclo di lattine di alluminio. Quando accesa, l’effetto è illuminante, in tutti i sensi.
A proposito di illuminazione, la lampadina ne è il simbolo, come è emblema dell’idea geniale. Quelle ad incandescenza stanno spegnendosi, lasciando posto alle alogene, meno impattanti sull’ambiente. Da Amburgo arriva un’idea originalissima per riciclarle: Bulbs Unlimited, ovvero come trasformare i vecchi bulbi ad incandescenza con un’arte alla portata di tutti. Direttamente dal sito si trovano modalità d’acquisto e informazioni sul kit di montaggio per far da sé ingegnose e bellissime lampade da tavolo e sospensione (funzionanti), che in puro stile tedesco hanno chiamato Inkubator.
A rovistare nella spazzatura, se ne trovano di belle!
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