La cena con delitto, idea originale per Halloween, che può essere persino glamour. Come? Poche regole base, ma fondamentali. Primo, invitare solo amici di sangue; secondo, mantenere il segreto; terzo creare l’atmosfera giusta, con gli ingredienti giusti, ispirati dal design e dalla sua costola (che in tempi di Halloween, ci sta letteralmente) più gustosa, il food design!
Prima di tutto, le luci soffuse, fondamentali. Oltre alle classiche zucche intarsiate (qui un intero sito per prendere spunto in fatto di pattern di stile e tecniche d’intarsio), occorrono punti luce ad effetto. Tra il macabro e il kitsch, ma perfette per l’occasione, sono le X-Ray Lamp di Sture Pallarp, in collaborazione con Elin Hedlund e Emmelie Karlström, che illuminano con l’essenziale. Già perché il loro paralume è realizzato con vere radiografie!
Se da un lato sono pelle e ossa, dall’altro, per essere chic, tocca abbondare con il pizzo. Serve rigorosamente nero, infatti, per realizzare suggestive ragnatele con cui decorare arredi e finestre, oppure a penzoloni dall’alto, per inedite sensazioni tattili.
Gli interni così contestualizzati devono però essere cornice al vero fulcro della serata, la tavola. E’ qui infatti il clou della notte Halloween: dolcetto o scherzetto? Attenzione alla risposta, è una cena con delitto!
Gli accessori della tavola devono contribuire al tutto, ma non agli spargimenti di (vero) sangue. Allora meglio scegliere la plastica in edizione limitata del set di posate DeBeauty di Pandora Design. Perfette nella versione nero o corallo, raffinate e sorprendenti nei dettagli delle impugnature a forma di… teschio!
Infine, quale menu? Dolce o salato basta che sia food design. Qui si possono trovare le ricette per le dita di strega con nail art, cervello su letto di lattuga, quello al cioccolato, cocktail di bulbo oculare e zuppa di arti recisi; mentre qui le tarantole al cacao, caprese di occhi vegetariana e muffin con canini. Il risultato forse non sarà glamour, ma è puro design e si morirà dal ridere. Persino senza delitto.
