L’Electron è un rendez-vous tra i più accattivanti in Europa nel panorama della musica elettronica, una vera e propria manna per gli amanti del genere e per tutti coloro che hanno voluto aprirsi a questo mondo poliedrico. La città, investita da una primavera mite e soleggiata, ospita per la sesta volta la manifestazione con una programmazione ricca e trasversale: quattro giorni, nove spazi e quasi 100 artisti da tutto il mondo. Musica, danza, teatro e video-arte si incontrano e si scontrano, si intrecciano e danno vita ad innovativi paesaggi audio-visivi.
Se la capitale dell’omonimo cantone è pulita, ordinata e ben organizzata, il festival non poteva essere da meno. Fatta eccezione per il teatro Alhambra, tutte le altre sale si trovano in un fazzoletto di terra sulle sponde del Rodano nel quartiere della Coulouvreniere. Place de Volontaires è il fulcro organizzativo della manifestazione: qui si trovano le biglietterie, infopoint e un paio di punti ristoro. Tutti gli addetti sono estremamente cordiali e disponibili ad offrire un consiglio, perché le sale aperte e gli show in contemporanea sono davvero numerosi.
Il visitatore deve attuare una dura selezione degli eventi, ma non sempre è così facile; a questo scopo viene distribuito gratuitamente un programma cartaceo molto pratico e utile che riporta una sintetica presentazione di tutti gli spettacoli, relativi orari e una piccola mappa della zona. La distribuzione di concerti e dj set è ragionata e tiene conto dei diversi spazi.
Il Teatro Alhambra ospita conferenze e performance in un’atmosfera raccolta e partecipata: la voce sinuosa della jazzista Sally Doherty si sposa con la ricerca sonora mai banale di Scanner; l’austriaco Christian Fennesz crea tappeti musicali concreti e complessi, classici e d’ambiente con il solo uso di una chitarra e di un laptop; la newyorkese Lydia Lunch collabora con lo sperimentatore dark-ambient Philippe Petit, il tutto arricchito da una video-installazione di rara definizione che pulsa e muta con l’evolversi del suono.
L’Usine è lo spazio più vivace selezionato per la musica da ballo. Il labirintico complesso ricavato da una grande fabbrica in disuso, dispone di tre dance floor e un teatro dotati di impianti acustici portentosi. Qui l’atmosfera è festosa e centinaia di persone hanno ballato allo sfinimento con artisti del calibro di Venetian Snares, Bomb the Bass e Nathan Fake.
Nelle pause si può fare un salto al Moloko, il pub all’inglese situato al primo piano della struttura. Il clima è più rilassato e si assiste ad una serie di piccoli live e djset di artisti esordienti, ma sempre di ottimo livello. Il Teatro dell’Usine è stato un vero successo: tre giorni consecutivi di “tutto esaurito” con una rassegna intitolata “Danse v.s. Electro”: quattro spettacoli in prima nazionale basati sull’ibridazione di danza, improvvisazione e musica interattiva. Quattro approcci differenti e mai scontati che trasformano la scena classica in uno spazio organico avvalendosi di contrasti visuali, sonori e coreografici.
A cinque minuti a piedi dall’Usine si trova il Palladium, un’istituzione tra i club dance di Ginevra. La sala, davvero ampia ed illuminata egregiamente, ha offerto al pubblico una selezione dei groove più piccanti del momento come la drum and bass acida e jazzata di Tom Jenkinson (Squarepusher); la techno ibrida di Modeselektor e Pfadfinderei e l’improbabile fusione tra rock a dance dei 2 Many Dj’s (ex Soulwax).
A conti fatti il Festival è stato un grande successo per i quasi 12500 visitatori e per l’equipe degli organizzatori. I tre assi principali, Electro – Techno – Urban Music, i loro multipli derivati e le serate tematiche, hanno offerto al pubblico pagante una reale panoramica delle tendenze più attuali della musica elettronica. Un’iniziativa prestigiosa che ha gettato i ponti tra discipline diverse ed un importante punto di partenza per un necessario rinnovamento della musica contemporanea.