Scordatevi la Parigi da cartolina: la coloratissima città che fa da sfondo alle (dis)avventure del Sederologo, l’esilarante protagonista di questo romanzo, è un’altra, popolata da una folla di personaggi che rappresentano l’intera gamma dei Françafricains, gli africani provenienti da paesi un tempo colonie francesi. Tutti insieme, ivoriani, congolesi, senegalesi, togolesi, camerunensi, si incontrano regolarmente al Jip’s, bar afrocubano nel primo arrondissement, vicino alla fontana di Les Halles. Vera e propria seconda casa per molti di loro, che vi trascorrono il tempo bevendo una Pelforth dopo l’altra, il Jip’s è anche il palcoscenico dal quale gli esilaranti protagonisti di questo romanzo discutono di qualsiasi cosa, dall’alta politica ai modi più facili per abbordare le ragazze.
Il Sederologo, che deve il suo soprannome al personalissimo talento di riconoscere il carattere di una donna dal modo in cui ancheggia, è un fiume in piena: appena mollato dalla sua ex, una francese di origini congolesi – come lui – che ha preferito l’esuberanza primitiva di un suonatore di tam-tam, cerca di districarsi tra giornate tutte uguali, trascorse a chiedersi il perché di quest’abbandono. I suoi amici sono naturalmente prodighi di consigli, così come l’arabo del negozio all’angolo, il suo odiosissimo vicino di casa martinicano – che però si crede bianco e odia tutti i neri, e lo scrittore haitiano Louis-Philippe, che lo inizierà alla scrittura come terapia per uscire dalla depressione.
Black Bazar è dunque il risultato di questa sorta di diario-terapia, un racconto vivace animato dalla personalità irresistibile del protagonista: in bilico tra due mondi, il Sederologo sembra costantemente alla ricerca di una sintesi tra la sua parte africana e quella francese. Attento quasi fino all’ossessione all’immagine che proietta all’esterno, il Sederologo è anche un fashionista: niente nel suo abbigliamento deve essere lasciato al caso, e il suo guardaroba trabocca di giacche Francesco Smalto, Cerruti, Gianni Versace, Emanuel Ungaro, scarpe inglesi, soprattutto Weston e Church&Bowen, completi Yves Saint-Laurent e Valentino. Perché, come ama ripetere, “se l’abito non fa il monaco, è comunque dall’abito che si riconosce il monaco”.
Il romanzo è un tripudio di citazioni mascherate, abbandonate come le briciole di Pollicino all’attenzione del lettore in grado di cogliere in una battuta sarcastica riferimenti al Piccolo Principe o a Il vecchio e il mare. Lo sfondo musicale, infine, che accompagna ininterrottamente le peripezie del Sederologo è quello dei congolesi Papa Wemba, Koffi Olomidé e Werra Son, ritmi afro-mondiali che continuano a pulsare anche dopo aver letto l’ultima pagina del libro.
Autore: Alain Mabanckou
Titolo: Black Bazar
Editore: 66thand2nd
Pagine: 238
Prezzo: € 16,00
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