Ricordando un libro letto da adolescente, un racconto di Karen Blixen intitolato “Il primo racconto del Cardinale”, Igiaba Scego si appropria della risposta data dal cardinale, protagonista del racconto, a chi gli chiedeva chi fosse: “Risponderò con una regola classica: racconterò una storia”.
E la storia che si dipana nelle pagine di questo libro è la più classica di tutte le storie, una storia di famiglia, un tentativo di sbrogliare il gomitolo intricato che ciascuno di noi ha dentro per seguirne i fili a ritroso nel tempo. Ed è al tempo stesso una mappa, un po’ particolare, perché sovrappone, miracolosamente quasi, due città che non potremmo immaginare come più distanti tra loro: Roma, con i suoi monumenti, le sue strade, i suoi abitanti, il suo stadio, le sue miserie, e Mogadiscio, com’era più di vent’anni fa, adagiata sul mare come una languida donna vestita di rosso e di bianco, e com’è adesso, resa irriconoscibile dalle profonde cicatrici aperte della guerra civile.
Nel mezzo, un piede qua e uno là, la vita di una bambina e adolescente che dal suo primo giorno di scuola, unica nera in una classe di bianchi, tenta di rispondere alla domanda che martella ossessivamente: tu chi sei? Cosa sei? La storia-risposta si popola di personaggi reali contornati da un alone mitico: la mamma che nasce nomade e, di migrazione in migrazione, lo resta in fondo per tutta la vita; il papà, promessa di un futuro migliore per la Somalia, che in un solo giorno perde tutto quello che aveva, il suo paese, le sue cariche, le sue fortune, e si ritrova esule per tutta la vita; zii, zie, fratelli, cugini, nipoti sparsi ai quattro angoli del pianeta, che faticosamente cercano di rimettere insieme i pezzi della loro città, attingendo a un serbatoio di ricordi frammentati e personali, per riempire un vuoto che solo gli esuli possono comprendere.
E Igiaba, con la sua passione per il calcio – lei si definisce sempre “romana e romanista” e racconta delle domeniche trascorse ad attendere gli ultimi venti minuti delle partite, quando all’Olimpico si poteva entrare gratis – e per la parola scritta, per i libri che divora sin da piccolissima e che poi, a un certo punto, inizia a scrivere. “La mia casa è dove sono” è il risultato di questo garbuglio di storie: i capitoli assumono i titoli di altrettanti luoghi noti della città eterna, che tutti i romani riconoscono, ma che impareranno a guardare con occhi diversi, immaginando percorsi e modi di essere alternativi ai loro, ma altrettanto importanti. C’è la storia della scrittrice e della sua famiglia, ma c’è anche quella dell’Italia e dei suoi abitanti, in questo libro: o almeno, una delle tante che si possono raccontare per rispondere, sempre, alla stessa domanda.
Autore: Igiaba Scego
Titolo: La mia casa è dove sono
Editore: Rizzoli
Pagine: 162
Prezzo: € 16,50