Un’atmosfera cupa, un cielo perennemente grigio, colori smorti e tanta tristezza sono lo scenario di ‘Non lasciarmi’ (Never let me go) del regista Mark Romanek. Passato dal mondo dei video musicali a quello della pellicola cinematografica, il regista sa dipingere alla perfezione la straziante storia dell’omonimo libro di Kazuo Ishiguro, scrittore nipponico ormai intimamente britannico.
Di film con realtà parallele ce ne sono tanti, ma di solito hanno ambientazioni futuristiche che li fanno apparire irreali: nel caso di questo film, invece, tutto è ancora più doloroso a causa della totale verosimiglianza di personaggi e luoghi. Un mondo in cui si crescono frotte di ragazzini clonati con il solo scopo di farne dei donatori di organi, crudele fino a sentirsi torcere le budella. Ma lo scopo del film non è tanto quello di far rivivere lo scenario distopico del libro, ma quello di seguire da vicino i tre protagonisti. Perfetti nei loro ruoli, Andrew Garfield (Tommy), Keira Knightley (Ruth) e Carey Mulligan (Kathy), non eccedono mai nella performance attoriale, ma, soprattutto la Mulligan (vincitrice del titolo di Miglior Attrice al British Independent Film Awards), recitano in maniera trattenuta, come si conviene al mondo in cui vivono, dove anche i colorati anni ottanta appaiono invece grigi ed immobili.
Il film inizia con la vita dei tre ragazzi da bambini – interpretati da attori magnificamente somiglianti – in un collegio inglese, monumentale residenza, che appare un luogo di elite, e pian piano lo spettatore si rende conto dell’incubo in cui sono intrappolati, tanto da non voler neanche provare a fuggire, vivendo il loro tragico destino come una croce da sopportare in silenzio. I classici intrecci amorosi adolescenziali assurgono a dimensione epica e non sminuiscono il dramma, ma lo fanno vivere ancora più intensamente.
Se si decide di andare a vedere la pellicola, nelle sale italiane dal 25 marzo, non bisogna dimenticare i fazzoletti.