“Coco Avant Chanel”, ovvero il biopic europeo ad alto budget sulla vita di Gabrielle Chanel: un film che racconta il suo periodo prima del successo, quello antecedente al mito. Abbiamo già incontrato la protagonista Audrey Tautou che ci ha raccontato delle difficoltà nelle ricerche sul personaggio. Adesso ne parliamo anche con la regista Anne Fontaine, esperta di Chanel, che ci spiega come mai si è focalizzata solo su un determinato periodo della vita di Coco.
Qual è stata la difficoltà più grande nel realizzare questo film?
Forse era proprio il fatto di ricostruire un’epoca diversa, oltretutto resa fuori moda da Chanel stessa… è stata lei a rendere demodé le altre donne. Questa era la sfida. Ho girato il film, facendo in modo però di non realizzare un monumento al personaggio.
Ci racconti la genesi di questo progetto…
Quando mi hanno proposto di fare questo film, i produttori non sapevano che io ne sapevo davvero tanto su Chanel. Ho conosciuto personalmente la sua ultima assistente. Però penso che per comprendere Coco, bisogna capire il rapporto che c’era col suo corpo. Lavorando sul suo corpo, lei scopre su di sé un nuovo modo di liberare il corpo della donna, che era prigioniero dei corsetti. Ha anche inaugurato un nuovo stile di vita, decisamente sportivo.
Come mai la scelta di raccontare il periodo antecedente al successo?
Il nostro film si concentra sulla giovinezza di Gabrielle Chanel e non su un marchio. Coco Chanel è un personaggio molto moderno e rivoluzionario, per me è il precursore del femminismo. M’interessava far vedere la genesi di questa vocazione, naturalmente con delle storie d’amore. M’interessava l’unicità di questo personaggio di rottura rispetto a quei tempi.
Il sottotitolo italiano del film è “L’amore prima del mito”, cosa può dirci di questo innamoramento di Coco per Boy Chapel?
Coco era una persona ingenua, ma non voleva innamorarsi, aveva paura. Perché quando ci si innamora si perde lo spirito critico. Si racconta ogni genere di storia sulle relazioni di Coco Chanel: si dice che abbia amato sia gli uomini che le donne. Nel film, si comporta come un uomo: è proprio lei a scegliere Boy Chapel. Un altro momento storico della vita di Coco è quando nei suoi 70 anni: in tarda età cambiò molto, ai limiti della misantropia.
A Cannes abbiamo anche visto l’altro film su Coco, intitolato “Coco Chanel & Igor Stravinsky”. Come mai secondo lei proprio adesso c’è questo revival cinematografico?
Il fatto che ci siano due film in uno stesso periodo, da una parte è una grande coincidenza. Non ci sono anniversari particolari. Ma la vita di Chanel è costellata da periodi interessanti: proprio per questo, sono rimasta stupita che non fossero mai stati fatti film su Chanel. Ricordo che recentemente ne ho visto uno per la Tv, era terribile, vi dico solo che la protagonista è un’attrice francese che parlava inglese.
Coco Avant Chanel è il primo film ad ottenere la “benedizione” della maison. Si dice che Karl Lagerfeld vi abbia concesso i vestiti di Coco, è vero?
Sì, Karl è stato estremamente collaborativo con noi: ha visto il film e lo ha apprezzato molto. Il suo apporto è stato fondamentale nella scena finale quando vedete la sfilata di abiti che provengono tutti dal Conservatoire, che è una sorta di museo che si trova a Rue Cambon 31 a Parigi che è la sede storica della Maison Chanel. Gli abiti che vedete in quella sfilata sono tutti stati fatti da Coco in varie epoche, in effetti, è una sfilata onirica. In quella scena Audrey indossa un tailleur che ha fatto Karl Lagerfeld quando Coco aveva 70 anni.
“Coco Avant Chanel” arriverà nei cinema dal 29 maggio, distribuito dalla Warner Bros.