A Cannes è stato il giorno di Brad Pitt: la superstar americana è infatti arrivata sulla Croisette per presentare “Killing Them Softly”, un film per il quale è tornato a collaborare con il regista de “L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford”, Andrew Dominik. La pellicola, tratta da un romanzo di George V. Higgins, racconta di Jackie Cogan (Pitt), il tirapiedi di un boss della malavita che viene incaricato di indagare su una truffa avvenuta durante una partita a poker dalla posta molto elevata.
“Da produttore, mi piace focalizzarmi su film che avrebbero difficoltà ad essere fatti – spiega Pitt all’incontro con la stampa – Ma cerco anche storie che dicano qualcosa dei nostri tempi. Mentre leggevo la sceneggiatura, mi venivano in mente le persone che vivono per strada, che non si possono permettere il mutuo. Il film parla anche di loro”.
“L’America non è un paese, è un business”, recita la pellicola. Pitt è d’accordo, in parte: “Il film è un ritratto dell’America. Il mio paese ha alla base valori come innovazione, integrità, giustizia e onestà. Cose che vanno protette e custodite, perché è facile sbagliare quando si ha troppo potere”. Un film sulla crisi economica, dunque? “E’ tutto nel sottotesto. Ho appena finito un film di zombie [“World War Z”, nrd] e i temi sono sempre gli stessi”. Ma “Killing Them Softly” è anche un film sulla violenza: “Viviamo in un mondo violento. Io ad esempio da piccolo andavo a caccia, una cosa violentissima. Quando mangiate un hamburger non pensate che si tratti di una mucca macellata. Pensavo che fosse interessante filmare il mondo in cui viviamo”.