Berlino – “Soderbergh mi ha telefonato, dicendo che mi voleva nel suo film e che dovevo avere la barba lunga. In quel momento ho capito che se mai fossi tornato a casa da mia moglie con quel look, lei mi avrebbe ucciso… eppure, eccomi ancora vivo!”. Incontriamo Antonio Banderas in occasione dell’uscita di “Knockout – Resa dei conti”, action raffinato firmato Steven Soderbergh: sullo schermo da una parte ci sono le star che interpretano ruoli oscuri (con Banderas troviamo anche Ewan McGregor, Michael Douglas e Michael Fassbender) e dall’altra c’è un’eroina alla Bourne (la interpreta Gina Carano) pronta a prenderli tutti a calci nel sedere.
“Trovo che vedere Gina picchiare questi uomini sia alquanto sexy – afferma l’attore, lasciandosi scappare una grossa risata e aggiungendo – Quando ho visto il film in sala, la gente rideva e applaudiva nella sequenza in cui lei salta addosso a Michael Fassbender. Lui era seduto al mio fianco ed entrambi eravamo spiazzati dalla reazione del pubblico”.
Fino a dieci anni fa, eri tu a interpretare questi personaggi. Come è stato cedere il posto di eroe a una donna e accettare un ruolo più piccolo da cattivo?
Prima di tutto, adoro Gina Carano. L’avevo vista in TV su “American Gladiators”, un programma che i miei figli adorano. Quando ci siamo conosciuti, ho subito notato che era dolcissima, tutt’altro che una donna d’azione. Ha un gran cervello e sono certo che potrà tranquillamente avere una carriera anche al cinema. Non fa differenza avere un ruolo piccolo o uno da protagonista, scelgo i progetti soprattutto per avere la possibilità di lavorare con gente che stimo. Sul set di Soderbergh è stato come sedermi in prima fila per avere accesso al suo metodo: lui è uno preciso e allo stesso tempo veloce.
Il film strizza l’occhio agli action degli anni Sessanta, rielaborandoli in chiave femminile. Avevi un idolo femminile in quegli anni?
Sicuramente mia madre!
Una donna tosta come Gina?
Forse anche di più, però in modo diverso. Credo che una donna sia sempre più tosta di quanto immaginiamo: una qualità che non deve per forza essere legata ai muscoli. Prendete ad esempio mia moglie Melanie Griffith, la gente potrebbe pensare che è una persona vulnerabile, ma lei è davvero tosta. Ha fatto cose nella vita che mi hanno dimostrato quanto possa essere risoluta e ne vado orgoglioso.
E per quanto riguarda te invece? Al cinema ti abbiamo visto fare il duro, ma anche incarnare personaggi profondamente fragili: dove ti trovi più a tuo agio?
Non faccio film come se dovessi andare a una festa: mi piace mettermi con i gomiti per terra e accettare le sfide. Quindi dipende sempre dalla storia, da come la giriamo e da quello che provo mentre giro. A volte fare un film è un incubo, ma alla fine il risultato può essere una ricompensa. Sono tornato a girare con Pedro Almodovar dopo più di venti anni: non è una cosa facile lavorare con lui, perché ti chiede davvero tanto. Devi prendere tutte le informazioni che ti dà e rielaborarle affinché sembri naturale. Pedro mi ha aiutato tanto a capire il mio personaggio, uno che non ha tante espressioni, ma con cui ho potuto creare un intero universo, grazie alla sua mostruosità enigmatica.
Quindi il tuo legame con Almodovar è ancora oggi fortissimo, nonostante tu ti sia trasferito negli USA?
Vivo lì soprattutto perché è il posto dove vive la mia famiglia. Pedro mi ha aiutato a scoprire talenti che credevo di non avere. Tornare a lavorare con lui è stata una ricompensa e una conferma del suo genio. Lui è incredibile e riesce a fare cose incredibili. I suoi film vanno metabolizzati perché sfidano il pubblico. E Il tempo è il suo migliore amico: tantissimi film invecchiano male, non i suoi. Quando li rivedi dopo anni, capisci quello che davvero ti offrono. Sono felice quando ripenso a quella volta che abbiamo presentato “Legami” a Berlino. Metà sala applaudiva, l’altra metà fischiava e batteva i piedi per terra. Vent’anni dopo tutti mi ricordano in quel film e dicono che è un classico.
Potete vedere Banderas in “Knockout – Resa dei conti” dal 24 febbraio. Il film è distribuito da Moviemax.
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